sabato 20 giugno 2015

writers

Perché si scrive sui muri?
Penso che, più che vandalismo, sia una delle tante forme dell'affermazione di sé.
Come un selfi, per dire agli altri che ci sei, farti vedere, condividere.
Come un post sul blog, che ha un pubblico che non conosci, con il quale le parole creano legami.

Le scritte sui muri sono semplici sigle, o parole significative, o firme stilizzate.



















C'è molta cura nella grafia, che si veste di colori diversi. Sono stampatelli grandi, personali, a volte tridimensionali.

Quando un writer si affeziona a un muro, non c'è verso. Diventa la sua pagina di diario, il suo bloc-notes, e lì ritorna, inesorabile, affettivo, nonostante le periodiche ritinteggiature degli stabili.

Nel mio quartiere c'è un "diablo" che imperversa. Chissà che faccia ha. Lo cancelli e lo rivedi a un'isolato più in là.

Quando poi c'è un edificio abbandonato, per il quale pochi si curano del decoro delle sue pareti, i suoi muri diventano la lavagna di messaggi politici, insulti di ultras, messaggi d'amore.

Hanno dismesso da tempo, a pochi passi da me, la sede di Economia e Commercio.
Finestre come occhiaie vuote, vetri rotti, cartacce per terra; il tarassaco e la lobelia che crescono tra marciapiede e pareti, a fiorire le crepe.
E c'è qualcuno che su quei muri, ostinato, tenace, scrive il suo amore per la sua ragazza.








VORREI DONARE IL TUO SORRISO ALLA LUNA, PERCHÉ DI NOTTE CHI LA VEDA SAPPIA IL MIO AMORE PER TE.

Quasi una poesia. Un sms che vuole farsi eterno, dipinto sulla pietra. Ma non proprio.
Periodicamente il romantico writer passa una mano di bianco su quella riga di quaderno che gli appartiene e aggiorna il messaggio.
Come in un'installazione dinamica.

Per Vittorio Sgarbi, malinteso paladino dei writers, ("Li detesto, anzi no"), la loro è una forma d'arte.

Se vivete a Torino e volete fare un giro in queste gallerie a cielo aperto, c'è una mappa che vi guida:



Non ha senso andare a visitare le tante mostre organizzate dai Comuni, in un tentativo vano di ottenere muri puliti in cambio. 
Svincolate dal loro contesto, dal muro e dalla città, le scritte perdono vigore, arroganza, personalità.
Diventano, il più delle volte, scarabocchi un po' tristi.

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