domenica 29 luglio 2018

Trucks Trucks trucks

Sono bellissimi.
Immensi, lucidi, rombanti.
Con i camini come case viaggianti.
Di mille colori.
Sono i trucks lungo le strade della California.










Mi atterriscono.
Mi affascinano.

sabato 28 luglio 2018

il fascino di Santa Monica

Los Angeles è per noi Europei una città atipica, per certi aspetti ostile.
Abituati a brevi distanze, ai mezzi pubblici, alla bicicletta, ci disturba la necessitá di viaggiare sempre in automobile, per comprare il latte o andare al lavoro incontrare un amico.
Poi parcheggiare è diventato un incubo.
Trovi a distanze siderali e devi fare un mutuo per pagare al parchimetro, per fortuna organizzato con le carte di credito.
Però io adoro questi spazi immensi, i paesaggi diversi, i quartieri che sono altrettante città, il clima di vacanza, l'abbigliamento informale, la meravigliosa luce serale del tramonto.










Non è  una meraviglia il cielo costellato di palme?


E che dire dello spiaggione immenso di Santa Monica, che puoi girare in bici, o in pattini, vestito come ti pare, incontrando bikers o cani o bambini bianchi, neri, cannella.
Poi ti siedi ad un chiosco lungo la spiaggia.
Ti prendi una diet coke con cui potresti pulire le piastrelle, e che sa di cloro per via del ghiaccio. Mangi un hamburger alto due dita e patatine da pucciare nella ketchup.
Gran cibo trash.
Easy life.

mercoledì 25 luglio 2018

La casa a Manhattan Beach

Qui tutto ha dimensioni spaziali.
Ci sono due salotti e cinque immensi televisori.
La cucina richiede un viaggio per spostarsi dal piano cottura al lavandino. Meglio indossare scarpe da tennis. Il lavandino provvisto di tritarifiuti produce rumori inquietanti di ingorghi sottomarini. Se non stai attento ti ingoia lo scovolino e ti frulla la mano.
Abbiamo cinque camere da letto.
Sulle pareti le foto sorridenti dei nostri gentili ospiti e dei loro bambini.
Un inno alla famiglia.
Loro con i genitori. Il matrimonio con abito sontuoso di satin bianco. Il viaggio di nozze con corona di fiori al collo e tartaruga spiaggiata.
I bimbi al mare, sugli sci, sul kajak, sulle montagne russe.
La camera da letto di papà e mamma col lettone rigorosamente king size, in grado di accogliere bimbi preda di incubi notturni.
La doccia con con quattro doccetta, per un sano lavacro comunitario.
Peluche,  giochi, pennarelli, pongo, PlayStation, filodiffusione al soffitto.
Insomma tutto quello che si può desiderare.






È poi c'è la piscina, con tanto di vasca idromassaggio e un mucchio di gonfiabili. C'è pure l'unicorno.
La gioia dei nostri bimbi è incontenibile.
Si tuffano, nuotano o nuoticchiano, sguazzano, schiamazzano.
Come arriviamo si infilano il costume e si mutano in pesci e sirenette.
Finché non tramonta il sole e palma e banano stendono le loro lunghe ombre azzurrine.
Allora rientrano ciabattando- squic squic- avvolti negli asciugamani. Lasciano impronte bagnate sulle piastrelle di finto legno. Gocce d'acqua che stillano dai capelli.
Felicità può essere una piscina?


martedì 24 luglio 2018

code code code

Il nostro viaggio aereo è stato stupendo.
In business, con poltrone che diventavano praticamente dei lettini
Sono persino riuscita a dormire un paio d'ore.
Adesso affrontiamo la barriera dei controlli immigrazione.
Un'ora per arrivare alle macchinette, far passare i passaporti, farsi fare una foto dove sembriamo dei criminali drogati, farci prendere le impronte. Consapevoli che non servirà a nulla.
Ancora due ore di coda. Socializziamo con la famiglia indiana, con i vecchi hippie abbronzati e tatuati, un po'obesi e un po' patetici.
Le cinghie dello zaino mi segnano le spalle.
Arrivare al gabbiotto sarebbe entusiasmante se non fossimo esausti. Come previsto mi riprendono le impronte, mi riscattano una foto ancora più brutta e ci augurano buona vacanza.
Ci imbarchiamo sulla navetta Avis per raggiungere il rent-a- car trascinando le valigie che sono poche ma sempre troppe.
Ci aspetta un'altra coda mostruosa. Io mi accascio
su una panchina, di guardia ai bagagli.
Non potrei proprio, da sola, viaggiare in questo modo. Affrontare le code, trascinare valigioni, guidare sulle freeways immense e intasate tra trucks di dimensioni colossali. 
A me un tour operator!
Rieccolo. Si mette al volante di una grande Nissan, uno scarafone nero.
Appiccica magnete e cellulare. Imposta la rotta e via.
Io il mozzo. Lui il capitano.


lunedì 23 luglio 2018

back to Los Angeles

Dunque partiamo. Poche cose in valigia che saranno comunque troppe. Come sempre. Io metterò i miei secolari pinocchietti neri e lui la maglietta con gli indiani, molto in tema.
L'itinerario è stupendo, attraverso i parchi, che non abbiamo visto, Yosemite e Yellowston,  e le città dei nostri ricordi, Los Angeles e San Francisco.
A Los Angeles siamo stati quasi un anno; Mari e Gio ancora piccoli, otto e quattro anni.
Vi siamo poi tornati più volte, a distanza di anni, ma è stato il 1980 l'anno magico, quello delle scoperte e dell'incantamento, dei bimbi a scuola, di Mari sul bus per ore per favorire l'integrazione, di Gio che sapeva dire solo "I don't like it", però  con pronuncia perfetta, del Gran Canyon, delle Hawaii, degli amici iraniani e cinesi, di Disneyland e del Big Bear Lake.
È un ritorno al passato.
Rivisitare i luoghi della memoria, scoprirne di nuovi, vivere l'incanto attraverso agli occhi dei nostri bambini.
Ne abbiamo cinque con noi, tutti i bimbi di Mari più una cuginetta teenager.






Siamo ricchi.
Di curiosità. Di entusiasmo.
Siamo giovani. In media, naturalmente.