martedì 24 luglio 2018

code code code

Il nostro viaggio aereo è stato stupendo.
In business, con poltrone che diventavano praticamente dei lettini
Sono persino riuscita a dormire un paio d'ore.
Adesso affrontiamo la barriera dei controlli immigrazione.
Un'ora per arrivare alle macchinette, far passare i passaporti, farsi fare una foto dove sembriamo dei criminali drogati, farci prendere le impronte. Consapevoli che non servirà a nulla.
Ancora due ore di coda. Socializziamo con la famiglia indiana, con i vecchi hippie abbronzati e tatuati, un po'obesi e un po' patetici.
Le cinghie dello zaino mi segnano le spalle.
Arrivare al gabbiotto sarebbe entusiasmante se non fossimo esausti. Come previsto mi riprendono le impronte, mi riscattano una foto ancora più brutta e ci augurano buona vacanza.
Ci imbarchiamo sulla navetta Avis per raggiungere il rent-a- car trascinando le valigie che sono poche ma sempre troppe.
Ci aspetta un'altra coda mostruosa. Io mi accascio
su una panchina, di guardia ai bagagli.
Non potrei proprio, da sola, viaggiare in questo modo. Affrontare le code, trascinare valigioni, guidare sulle freeways immense e intasate tra trucks di dimensioni colossali. 
A me un tour operator!
Rieccolo. Si mette al volante di una grande Nissan, uno scarafone nero.
Appiccica magnete e cellulare. Imposta la rotta e via.
Io il mozzo. Lui il capitano.


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