giovedì 30 aprile 2015

Maledetti ladri di biciclette



E dunque ho comprato una nuova bici.
Nuova per modo di dire, perché naturalmente è usata. Più brutta è meglio è.
E brutta è brutta. Graffiata, arruginita, biancastra, piena di adesivi, senza il fanale.
Il seggiolino "in regalo" era improponibile, traballante e piccino da mettere e togliere davanti, senza gli appoggi per i piedi. Le catene corte, senza lucchetto, tutte sbertucciate.
Che barba! Ora per prima cosa la catena, che mi costerà più della bici.
Poi il seggiolino. Una zuppa che non finisce più. Accidenti agli stramaledetti ladri di biciclette...

Però oggi c'è il sole, il che è sempre una gran bella cosa, come mi dicono i miei strabilianti fiori che si aprono solo con il sole. Timidissimi.







E meravigliosi.

derby senza bombe



Sono juventina per tradizione di famiglia.
Non sono una tifosa tifosa, un po' faziosa, che si strappa i capelli e odia visceralmente le altre squadre.
Ma quando la Juve era stata retrocessa in B, mi ero infilata al polso un braccialettino bianco-nero, gadget di qualche rivista.
L'ho tenuto finchè non si è praticamente sciolto dopo centinaia di docce.
Mi emoziono quando guardo le partite, e preferisco non seguirle in diretta perché mi pare di "portar male".
Mi piace lo stile, l'eleganza storica della mia squadra.
Odio i tafferugli da stadio, le scazzottature, le bombe carta,i fumogeni, i laser negli occhi.

La partita dovrebbe essere una gran festa: dovremmo poter portare i nostri bimbi allo stadio senza paura, per goderci un momento eccitante, di sano agonismo.
Bella la festa, le coreografie, gli spalti imbandierati.































Bello il gioco, l'agonismo, gli abbracci.








Non dovremmo mai vedere delle cose così:


Davvero bruttissimo, come i sassi contro il bus della Juve.

E l'eleganza, lo sport, il fair-play, la festa?
Dove sono andati a finire? 

Anche ad Enrichetta piacciono le partite gioiose.

Ecco la piccola storia numero undici:


UNDICI ZEBRE CONTRO UNDICI TORELLI.

“In una città ai piedi di alte montagne vivevano insieme zebre e torelli.
Vivevano in pace.
Andavano alle stesse scuole, negli stessi uffici, e bevevano il cappuccino negli stessi caffè.
Ma la domenica si giocava la partita.

Undici zebre affontavano undici tori e gli animi si accendevano di passione.

Le zebre sventolavano bandiere bianconere e i tori grandi bandiere granata.
Si leggevano striscioni come ”Zebre ladre e gobbute”, “Tori minchioni” e cose del genere.

Le zebre trotterellavano eleganti, si esibivano in tiri a cucchiaio o rovesciate e avevano una cert’aria di superiorità che faceva infuriare i torelli.
I torelli colpivano pali e traverse, correvano a testa bassa e ci mettevano il cuore.

La partita rimaneva in parità, fino al sessantesimo secondo del novantesimo minuto, quando, su tiro piazzato, una zebra riusciva a mettere in rete.

“Olè!”, gridavano le zebre. “Buu”, gridavano i tori. “Arbitro senza corna!” Gridavano i tori, (e per loro questo era un insulto terribile). “Tori piangioni” gridavano le zebre.



mercoledì 29 aprile 2015

Cane o canguro?


Che gioia la neve!
Davvero da condividere...

Volete vedere il mio cane, (cioè quasi mio, mio quando capita), saltare come un canguro nella neve che le (sì, è una femmina) arriva fino alla pancia?

La povera, che non ha ciaspole né sci, per "correre" in una neve così alta deve adottare un'insolita canguresca strategia di locomozione.

Tanta fatica, ma le piace un mucchio.
Si tuffa, si inarca, si slancia.
Riemerge col muso infarinato e i baffi bianchi.
A casa si accascerà distrutta sul tappeto, come un povero straccio bagnato, ma ora è l'immagine della gioia di vivere.
Che comunica anche a me.














Un sorriso con Pancino


Mi fa morire dal ridere, questo Pancino.



Il sole è una coccola.


Mi è sempre piaciuto prendere il sole.
Lasciare quasi tutti i vestiti, le sovrastrutture del vivere quotidiano e civile e spaparanzarmi come una beata lucertola.
"Fa male il sole. Secca la pelle. Ti fa venire le macchie. Metti la crema 50."
Cinquanta? Come un neonato?

Io penso che il sole faccia davvero bene.
Al corpo, che si fa quasi più asciutto; al viso che diventa, se stai attento a non scottarti, di un bel miele scuro, e soprattutto allo spirito.
Fai la pace con il tuo corpo e sei tutt'uno con l'aria, la sabbia, l'acqua.

Aspetto l'estate per diventare anch'io un sasso tra tanti, immobile,caldo, felice. 

Ecco la storia numero dieci, sul sole, naturalmente:


 DIECI: DIECI SOLI

Anna e Enrichetta prendevano il sole sul prato.
“ Ne vuoi un po’?” Chiese Anna a Enrichetta, offrendole la crema solare.
“No, grazie, ho le piume. Però, che caldo con questo sole.” 
“Lo sai che in Cina dicono che, all’inizio del mondo, di soli ce n’erano dieci, non uno solo?
Erano prìncipi figli di dei, e ogni mattina partivano dal grande gelso sul quale riposavano e, a turno, percorrevano la volta del cielo.”
“ Che cos’è la Cina?” chiese Enrichetta, che voleva sempre rendersi conto di tutto.
“Un paese molto grande e molto lontano dove uomini e donne hanno gli occhi allungati come mandorle, e mangiano riso e bevono the.”

Un giorno i dieci soli ebbero la pessima idea di levarsi nel cielo tutti insieme, per divertirsi un po’.
Il caldo divenne insopportabile.
Fiori ed erba avvizzirono, le foreste bruciavano, mari e laghi e fiumi si erano asciugati, uomini e animali morivano come mosche.
L’arciere celeste Hou Yi cercò di convincerli a ragionare, a salire nel cielo uno alla volta.
Ma non ci fu verso.
























Allora prese il suo arco rosso come il fuoco, inserì una delle sue frecce bianche, e mirò verso i soli, paf, colpendoli come palloncini.
E uno, e due, e tre e quattro, e cinque, e sei, e sette, e otto, e nove, e stava per colpire anche il decimo sole, quando si fermò. “Questo può tornare utile.”
E ripose l’arco rosso e le frecce bianche.”

“Dieci soli! Che storia.” Pensò Enrichetta.
“Fa già caldo così.”
E si mise un po’ di crema solare sul becco.
Perché lì non aveva le piume.


Le piccole storie di Enrichetta le potete trovare in questo librino, dedicato ai più piccoli, che imparano a contare:





martedì 28 aprile 2015

una piccola storia per dormire



Questa è la piccola storia numero uno.
L'ho cancellata dal blog senza volerlo, non mi compare più, e la posto di nuovo.

Col blog ci devo ancora prendere la mano. 

Questa storia va letta la sera, con un bicchiere di latte caldo, anzi, meglio di no, perché poi ci si deve lavare i denti di nuovo.
Meglio allora una bella tisana senza zucchero, che rilassa e depura.

Ma perché le cose che fanno bene sono sempre disgustosamente scipite?
Alla fine della storia, che funziona come il conteggio di almeno duecento pecore e l'assunzione di due melatonine o una benzodiazepina, sarete  addormentati. Garantito. Ampiamente rodata per addormentare bimbi vari.


Però adesso sono appena le otto, e solo le galline come Enrichetta vanno a dormire.
Allora si fa così:vi godete "Ho visto un re", di Enzo Jannacci e più tardi vi leggete la storia.




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Ecco la storia per chi vuole dormire bene:

UNO: C’ERA UNA VOLTA UN RE

  
“Te ne vai?” Chiese Anna a Samanta, che zompettava veloce lungo il vialetto.
“Sì. Voglio vedere il mondo.”
Anna ci rimase male. Per non darlo troppo a vedere si
sdraiò sull’amaca e aprì il suo libro a pagina 1.

“ C‘era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua dama, -(una dama è una bella signora, vestita di velluto e di seta, che sa preparare la cioccolata calda, sorride con grazia, e racconta storie bellissime)-“Raccontami una storia”.
E quella cominciò:
“C‘era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua dama: “Raccontami una storia”.
E quella cominciò:
“C‘era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua dama…























“Basta basta! Che noia, che barba!
Questa storia non va avanti, non succede niente,
e non finisce mai…
Vorrei una bella storia!”
“Ma è l’unica storia adatta a un re!
A un re non si racconta mica Cappuccetto Rosso! Troppo banale, troppo sentita…
Per un re ci vuole una storia speciale, una storia reale, che ricomincia sempre e non finisce mai”.

“Se lo dici tu… Allora racconta”
E quella cominciò:
“C‘era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua dama “Raccontami una storia”.
E quella cominciò: “C‘era una volta un re…

Il re fece un grande sbadiglio, abbandonò la testa contro lo schienale del sofà e cominciò a russare rumorosamente.

Anche Anna dormiva.
Perché era davvero una storia noiosissima.



Le piccole storie di Enrichetta le potete trovare in questo librino, dedicato ai più piccoli, che imparano a contare: