lunedì 28 dicembre 2020

Neve a Bardonecchia

Siamo venuti apposta. Una scappata veloce per vedere la nevicata.




Solo farfalline fitte. Una spruzzata appena di farina


Però  bello.



giovedì 24 dicembre 2020

le palle con la neve

Quest'anno regalino di Natale all'insegna del fai-da-te.

Non è una bella idea confezionare per i bimbi quelle palle in cui cade la neve, che hanno quel non so che di favola, anche se sono assolutamente kitsch?

A me da bimba piacevano. 


Eccole.

Il pesce Nemo nell'acqua cilestrina per Tommaso




Il Babbo Natale per Lucia




La renna zoppa con l'albero sbilenco per Agnese



La topina che serve il the per Emma



Il gufetto saggio per Matteo




Bastano vasetti di marmellata ben puliti.
Pupazzini di resina.
Colla forte.
Glitters.

Peccato che l'attaccatutto non regga. Bisogna usare la colla fortissima, il superattack, con cui fai fatica ad appiccicare i pupazzini e però ti attacchi benissimo le dita. Usare i guanti!

Poi i coperchi non sono proprio a tenuta ermetica e si rischia l'inondazione.

I vasetti non sono sferici e perdono l'incanto della palla.

I glitter trovati su Amazon sono troppo fini e fanno una nevicata veloce, senza peso.

Dunque, come consiglio finale:
Non fate le palle con la neve per i vostri bambini.



martedì 22 dicembre 2020

Verso il Colle della Scala

 Il tempo non è più bellissimo.

La spesa tarda ad arrivare e dunque partiamo in ritardo.

Andiamo verso i rifugi, muniti della mascherina pp2 da indossare in caso di incontri pericolosi.

Siamo solo noi due. Il nostro amico fa sci di fondo a Pian del Colle. Si allena ottimista per un'improbabile Marcia Longa. Scrutiamo la pista innevata ma di lui non c'è  traccia.

Siamo insieme qui a Bardonecchia per pochi giorni,  ma non ci si vede. Anche in questo il tempo di covid detta nuove regole spietate: ognuno se ne sta per conto suo, rinchiuso nel suo bozzolo asettico, privo di germi e di abbracci.

Verranno tempi migliori. Chissà. 

La neva crocchia sotto le pedule come zucchero versato.

Il bacino della diga è splendido e silenzioso, di un grigio scintillante tra blocchi di bianco assoluto





Il mio sherpa decide di deviare verso il Colle della Scala. 

Buona scelta.  Ci siamo solo noi due e la neve. Le montagne sfumano nel cielo senza colore.





Io vado adagio.

E lo sherpa mi aspetta. Seduto, come al solito.



Che nervi. Fa freddo. Raffiche rabbiose mi schiaffeggiano.



Torniamo all'auto. Il sedile mi accoglie tepido e misericordioso. Profuma di nuovo. Di buono. Di casa. 

sabato 19 dicembre 2020

Un mondo in bianco e nero

Siamo fuggiti dalla segregazione di Torino 

Abbiamo anche dovuto chiudere le persiane. La nostra casa è impacchettata nella plastica, come una delle fantasmatiche sculture di Christo, perché beneficia degli sgravi per il rifacimento della facciata. Così viviamo doppiamente reclusi, con miriadi di omini che passeggiano sulle impalcature a metà balconi e ci innaffiano di potenti getti d'acqua ad alta pressione: un vaporetto superprofessionale.

Abbiamo raccolto un po' di biancheria nello zaino. Stipato le nostre verdure avvizzite, i sughi surgelati i formaggi e i tagliarini nella borsa frigo e siamo venuti quassù,  a Bardonecchia, orfani degli amici.

Ci infiliamo le pedule che hanno visto tempi migliori e ci avviamo lungo il torrente.


C'è ancora neve sul letto del fiume e lungo il sentiero.

La roccia è sbalzata in fasce di scisti grigiastri.  

L'acqua scava viottoli neri nel candore della neve. Intrappolati sui rami degli alberi ancora dei fiocchi tardivi.

Un mondo bianco e nero che vive di sfumature.










É  come una poesia.




giovedì 17 dicembre 2020

Capodanno al tempo di Covid



Come sarà il nostro capodanno in tempo di Covid?

Ricordo tanti Capodanno in montagna. A Bardonecchia. Tra le nostre montagne. Con gli amici.



Addobbo tutta la casa di bianco e di luci.

Ci dividiamo i compiti per il menu del cenone.

Anna prepara rocchetti ripieni al forno e la sua stupenda insalata russa. E' un must di Capodanno. 

Paola è la maga dello strudel, ma prepara anche il cotechino con le lenticchie. Dice che non può mancare, perché porta bene.Olivia porta il salmone. Mariangela porta gli squisiti panettoni milanesi e le salse dolci. E una scelta di affettati. Paola 2 la torta salata. Paola 3 i formaggi. Io che faccio? Sformatini o le solite melanzane alla parmigiana.

I mariti pensano ai vini e confabulano al telefono di bollicine rossi e rosati.

Pane, grissini, frutta, insalata, acqua: ognuno porta qualcosa.

Ci ritroviamo per incartare i regalini della tombola. Ne abbiamo una caterva. Alcuni nuovi. Altri che arrivano dalle nostre case. Libri e ninnoli. Piattini decorati, angioletti di stoffa, strofinacci dipinti. Difficilmente regalini di gusto maschile. Poveri. Fingeranno di apprezzare il portasapone con la renna e il vassoietto con i cuoricini.

E' un pomeriggio rituale. Chiacchiere e risate. Arriva il the della casa con squisitezze varie a interrompere il nostro ben organizzato lavoro. I regalini, vestiti e infiocchettati, promettono più di quello che sono.

Avremo il cenone, i brindisi, la tombola.

Sfoggeremo camicette scintillanti e gioielli improbabili.

Andremo a dormire alle tre, magari dopo un torneo di burraco.

E quest'anno? 

Forse una videochiamata.

Che tristezza.

lunedì 14 dicembre 2020

So this is Christmas con i Beatles









Una canzone di Natale con i Beatles. "So this is Christmas", di John Lennon. 

Una canzone senza tempo.

Speriamo davvero in un anno buono. Buono sul serio.

                             Senza paure.


So this is Christmas                                 Così questo è Natale
And what have you done                          
E che cosa hai fatto?

Another year over                                    Un altro anno finito

A new one just begun                            Uno nuovo è appena cominciato

  

And so this is Christmas                           E così questo è Natale

I hope you have fun                                 Spero che ti diverta

The near and the dear ones                    I vicini e le persone care
The old and the young                                
I vecchi e i giovani 

 

A very merry Christmas                              Un Buon Buon Natale

And a happy New Year                               E un felice anno nuovo

Let's hope it's a good one                  Speriamo cha questo sia un anno buono

Without any fears                                           Senza paure 


And so this is Christmas                           E così questo è Natale
For weak and for strong                              Per deboli e forti
The rich and the poor ones                      Per i ricchi e per i poveri
The war is so long                                       La guerra è finita

 

And so this is Christmas                           E così questo è Natale 
For black and for white                             Per neri e per bianchi
For yellow and red ones                             Per gialli e per rossi
Let's stop all the fights                           Smettiamo di combattere

 

A very merry Christmas                           Un Buon Buon Natale

And a happy New Year                             E un felice anno nuovo

Let's hope it's a good one                  Speriamo che questo sia un anno buono

Without any fears                                          Senza paure 


So this is Christmas                                Così questo è Natale
And what have you done                         
E che cosa hai fatto?

Another year over                                   Un altro anno finito

A new one just begun                             Uno nuovo è appena cominciato

               ...                                                                                                ...

  


A Bardonecchia con l'Audi nuova

Partiamo alle nove e mezza, con l'auto nuova.

E' una Audi raffinata, un poco più lunga, un poco più alta, un poco più larga della Troc.

Un poco più tutto. 

Di auto non me ne intendo e la considero solo dal punto di vista estetico, come una faccia, o una persona. 

Ha un grande sorriso un po' geometrico, un po' ferrato, come se avesse l'apparecchio per i denti.

Un colore neutro, tra il grigio e il marrone. Non vistoso. Per l'appunto, elegante. La chiamo scarafone.

Portiamo i materassi nuovi, che occupano tutto l'abitacolo. Non si vedrebbe nulla, di dietro. Ma lo scarafone ha la telecamera posteriore e provvede lui.

Velocità costante, regolata elettronicamente. Un viaggio morbido e comodo, sul velluto. La voce di Johnny Cash. Perfetta ricezione acustica. Il portellone si apre con il telecomando e non devo fare acrobazie in estensione come con la Troc. Bravo scarafone.

Per ora promosso.

La nostra, a Bardonecchia, è una missione lampo. Il tempo di scaricare, sistemare i materassi, ruotarli nelle camere, rifare i letti, sistemare i materassi dismessi in garage, un toast al volo, e siamo pronti per ripartire.

Ci premiamo con una mezz'ora di sole sul terrazzo, di fronte alle montagne bianche, agli alberi e ai prati innevati.



   

Che bello.


giovedì 10 dicembre 2020

Il suono della neve


         

         Qualcuno ha detto :"La neve non fa rumore".

                  Per me invece ha un suono. 

                    Bianco. Azzurro. Ovattato.

martedì 8 dicembre 2020

settembre 2019: risottata alla Torre di Batibò

 Oggi farò una cosa carina con le amiche: visita alla mostra "Monet e gli impressionisti in Normandia", ad Asti, e poi la tradizionale risottata  in campagna, in un posto che si chiama la Torre di Batibò, che sembra il nome di una favola. 

Mi piace tutto, di questo programma. Mi piace trovarmi una volta tanto con le mie amiche. Sto diventando sempre più orso: combino rarissime uscite. Tra un po' mi spunterà la pelliccia e saluterò con un grunt indistinto.

Le amiche sono belle, eleganti in vari toni di grigio e di azzurro, affettuose.

Ci accomodiamo sul pullman. Il rito dei biglietti da pagare. Una signora ci farà da guida al museo e ci sta indottrinando sulla filosofia di un museo. Uffa.

Però vediamo scorrere i colori dell'autunno e ogni tanto ridacchiamo. 

Rotoliamo disordinatamente lungo via Alfieri verso Palazzo Mazzetti: è sempre un caos, quando si è in tanti. Siamo una piccola folla in attesa all'ingresso. Manchiamo un po' di coordinazione. La nostra guida ci abbandona al nostro destino con l'unica raccomandazione di fermarci poco davanti alle opere. 

Il percorso è in sale sotterranee, un po' soffocanti.

Questo post è scritto in differita.Oggi, tra contagi e mascherine, la nostra visita non sarebbe possibile.

Poche le tele di Monet. Protagonista è la Normandia, con la sua brume, le sue onde, i suoi azzurri, i suoi grigi. Le sue atmosfere.

Ecco le barche ad Etreta.

Le scogliere che si accendono col sole del tramonto.










Monet, ma anche Boudin, Merret 



Mondi capovolti, vele al vento, riflessi di cieli.
Quasi sentiamo la salsedine.
Insomma, bello. Nonostante lo scantinato e la guida non guida. 
Siamo in salvo sul pullman e ci contano come pecore senza nome.
Eccoci a destinazione. E' proprio una torre.













Sale affrescate, salotti fanè, divanetti Luigi Filippo.
Mangiamo all'aperto, a grandi tavoli con le panche.
Qualche raggio di sole di questo tepido autunno.
Gli antipastini dovuti: vitello tonnato, peperoni, salamino, insalata russa.
Poi il risotto, che è buono, cotto al punto giusto e ci sorridiamo a vicenda.
Una bella scelta di dolcini, il caffè, e siamo di nuovo sul pullman. Non abbiamo parlato moltissimo, ma ci sentiamo più vicine.
Ci salutiamo con l'anima leggera.

domenica 6 dicembre 2020

Ricordando Piera

Oggi mi è capitato tra le mani questo "uovo" di cristallo. È un piccolo oggetto che arriva dalla Russia.
Dovrebbe avere la funzione di fermacarte.

Da una parte è piatto, dall'altra parte è convesso, appunto come un uovo. Al suo interno sono imprigionate tre cupole russe di altezza e dimensioni diverse, costruite come in filigrana di perline.

Se le guardi dalla parte piatta ti appaiono delle dimensioni reali, se  giri l'uovo dalla parte convessa la curvatura  dilata le immagini, se lo giri lentamente tra le mani cambi prospettiva e tutto il paesaggio cambia forma, come in movimento.




















È un oggetto che mi è molto caro.
Me l'ha portato da un suo lungo soggiorno in Russia un'amica, morta da poco.

Mi manca, quest'amica, anche se poi non ci frequentavamo molto.
Il bello era che quando ci risentivamo dopo tanto tempo era come se ci fossimo viste il giorno prima.
Continuavamo un discorso interrotto, con tanta semplicità.

Lei mi guardava con i suoi occhigrigioazzurri, grandi, un po' allungati, senza un filo di trucco.
Mi guardava con intensità, faceva domande.
Faceva dei commenti sempre sinceri, a volte un po' bruschi.
Diceva quello che pensava in modo diretto. Ti faceva capire che ti voleva bene.
Era piccolina, molto esile, aggraziata, elegante.
Me la ricordo con i suoi golfini mélange, il loden blu, le scarpe a mezzo tacco, un filo di perle.

Una piccola donna bella e coraggiosa. Con un'anima forte. Come una scheggia di diamante in un guscio di cartavelina.
L'ha colpita una malattia senza speranza.
Non si è mai negata agli incontri.
Io penso che mi nasconderei, come un cane ferito. Non vorrei vedere gli altri. Non avrei nulla da dare.
Lei era diversa, piena di forza.
Aveva fede, viveva la fede. Ma proprio così, senza retorica, semplicemente.
L'andavo a trovare e trovavo gli amici che pregavano intorno a lei, insieme a lei.

Era sempre capace di stupirmi. Chiedeva degli altri.

Una delle ultime volte che siamo state insieme mi ha detto a voce bassa:"Sai, ho un po' paura".
E mi è stata ancora più cara per questo.

Ora che non c'è più la penso spesso.
Tante piccole cose mi parlano di lei: una borsetta, una scatolina, un foulard.

E mi sembra impossibile che noi si continui a vivere così, come prima, senza di lei.
Mi sembra terribilmente ingiusto.
E terribilmente naturale.

La sua morte mi ha fatto sentire più vicina la morte.
Mi ha avvicinato alla realtà della vita che finisce per tutti, anche se non ne parliamo mai, come di un evento remoto e lontanissimo, che non ci appartiene, e che esorcizziamo vivendo.





sabato 5 dicembre 2020

un'amaca per due

L'amaca ha i colori del mare. E' avvolgente come un nido, una culla, un abbraccio.

O forse come la pancia della mamma.

Le mie bimbe ci vivono, quasi in simbiosi.

Si raccolgono come due gattini, si arrotolano, si intrecciano. Fa niente se il gomito dell'una punta contro le costole dell'altra,  se spunta un piede vicino all'orecchio. 

Sono un nuovo essere multiforme, un gomitolo tenero di membra affettuose.




                  E' proprio un'amaca per due.

martedì 1 dicembre 2020

drift art: una lampada per Emma

 

Eccomi qua. Di ritorno dopo più di un anno.

Mi sono chiesta: ma a chi interessano i miei pensieri sparsi?

E ho lasciato passare il tempo.

Dunque scrivo per me. Per non dimenticare.

Perché la memoria mi abbandona, come un fiato di nebbia che si disperde nell'azzurro. E io voglio fissare qualche immagine, qualche sensazione. Ancora. Nel tentativo di afferrare il tempo. Rendendo eterno l'effimero. 

Ho raccolto un ramo contorto sulla spiaggia di Albissola. 

L'ho scortecciato, levigato. Piantato come un germoglio in un vaso capovolto che ho dipinto di bianco. 

Sergio ha aggiunto presa e interruttore al filo di canapa comprato su Amazon.

Il paralume è una zucca che arriva dal Messico.

Abbiamo impiegato giorni, nella quiete di un mezzo lockdown.

E' un regalo per Emma. Per Natale.




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