domenica 6 dicembre 2020

Ricordando Piera

Oggi mi è capitato tra le mani questo "uovo" di cristallo. È un piccolo oggetto che arriva dalla Russia.
Dovrebbe avere la funzione di fermacarte.

Da una parte è piatto, dall'altra parte è convesso, appunto come un uovo. Al suo interno sono imprigionate tre cupole russe di altezza e dimensioni diverse, costruite come in filigrana di perline.

Se le guardi dalla parte piatta ti appaiono delle dimensioni reali, se  giri l'uovo dalla parte convessa la curvatura  dilata le immagini, se lo giri lentamente tra le mani cambi prospettiva e tutto il paesaggio cambia forma, come in movimento.




















È un oggetto che mi è molto caro.
Me l'ha portato da un suo lungo soggiorno in Russia un'amica, morta da poco.

Mi manca, quest'amica, anche se poi non ci frequentavamo molto.
Il bello era che quando ci risentivamo dopo tanto tempo era come se ci fossimo viste il giorno prima.
Continuavamo un discorso interrotto, con tanta semplicità.

Lei mi guardava con i suoi occhigrigioazzurri, grandi, un po' allungati, senza un filo di trucco.
Mi guardava con intensità, faceva domande.
Faceva dei commenti sempre sinceri, a volte un po' bruschi.
Diceva quello che pensava in modo diretto. Ti faceva capire che ti voleva bene.
Era piccolina, molto esile, aggraziata, elegante.
Me la ricordo con i suoi golfini mélange, il loden blu, le scarpe a mezzo tacco, un filo di perle.

Una piccola donna bella e coraggiosa. Con un'anima forte. Come una scheggia di diamante in un guscio di cartavelina.
L'ha colpita una malattia senza speranza.
Non si è mai negata agli incontri.
Io penso che mi nasconderei, come un cane ferito. Non vorrei vedere gli altri. Non avrei nulla da dare.
Lei era diversa, piena di forza.
Aveva fede, viveva la fede. Ma proprio così, senza retorica, semplicemente.
L'andavo a trovare e trovavo gli amici che pregavano intorno a lei, insieme a lei.

Era sempre capace di stupirmi. Chiedeva degli altri.

Una delle ultime volte che siamo state insieme mi ha detto a voce bassa:"Sai, ho un po' paura".
E mi è stata ancora più cara per questo.

Ora che non c'è più la penso spesso.
Tante piccole cose mi parlano di lei: una borsetta, una scatolina, un foulard.

E mi sembra impossibile che noi si continui a vivere così, come prima, senza di lei.
Mi sembra terribilmente ingiusto.
E terribilmente naturale.

La sua morte mi ha fatto sentire più vicina la morte.
Mi ha avvicinato alla realtà della vita che finisce per tutti, anche se non ne parliamo mai, come di un evento remoto e lontanissimo, che non ci appartiene, e che esorcizziamo vivendo.





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