venerdì 25 settembre 2015

buon mattino con "We are the world"

Volete iniziare la giornata con buoni propositi?
Questa canzone è per voi.
Venne scritta nel 1985 da Michael Jackson e Lionel Richie.
Per sostenere il progetto Live Aid, contro la fame in Africa, il gruppo USA for Africa - 45 tra musicisti e cantanti, tra cui Bob Dylan, Bruce Springteen, Tina Turner,- incisero questo brano, che divenne, ovviamente, un successo planetario.




Vi mando una versione con il testo, anche se è interessantissimo e coinvolgente il video originale.
Siamo invitati a schierarci, a prendere una posizione, a non rimanere indifferenti.
..."we are the world, we are the children"...
Generosità, fratellanza. Riconoscersi in quel "we" che ci accomuna.
L'operazione fu anche molto criticata, come estemporanea, ipocrita, non risolutiva.
Raccolse allora 50 milioni di dollari.
Sempre meglio che niente.

Buona giornata a tutti.  

Buon mattino con l'orchidea

È  vellutata e setosa.
Come un abito da gran sera.










Ha sopportato la sete dell'estate.
Non è  solo bella. Ha carattere.

Buon mattino con l'orchidea. 

giovedì 24 settembre 2015

A Villa Ada a Roma

Perché  perdo sempre qualche buona occasione per stare zitta?
Gli avevo detto che ero curiosa di vedere Villa Ada. Mi aveva colpito l'ambientazione di "Che la festa cominci", di Niccolò  Ammaniti, un autore che amo molto, con i suoi personaggi teneri e gaglioffi, le atmosfere surreali, l'humour nero, le vicende tragiche e affettuose.
Dunque mi ci ha portato, a Villa Ada.
Dopo il bel giro in bici lungo il Tevere, che sarebbe stato adeguato alle mie povere ossa, ho affrontato salite, per me durissime, verso la Via Salaria, la più  lunga delle vie consolari, quella destinata al trasporto del sale, dall'Adriatico a Roma..
Salite e zanzare. Finché  non giungiamo a questo parco bellissimo, un po' incolto e selvaggio.
Vi si apre lo specchio tranquillo di un lago tra prati e pini ad ombrello, meta di picnic famigliari e giochi di bimbi.





















Si snodano sentieri ombrosi. Si sente il gorgoglio dei rivi insieme alla voce di centinaia di uccelli.
Me lo godrei molto, questo immenso spazio verde, amato dai Savoia come residenza e come luogo di caccia, se non fossi così  stanca e accaldata. Distrutta nella mia base coccigea dal sellino della bici.
Vi sono alberi alti  di tutte le specie, dai pini aĺle palme, inserite come elementi decorativi in quello che era stato studiato come un'architettura verde, un giardino composito, tra piante autoctone e essenze tropicali.
Tra i rami il sole ricama giochi di luce.











Ci sarebbero tante cose da vedere. La Reggia, ora sede di un consolato.  Le scuderie. Il rifugio antiaereo fatto costruire da Mussolini per la famiglia reale: un bunker ora invaso dai deliri dei writers.
Mi accontento della poesia degli alberi fitti.



















Mi trascinerò fino a casa, quasi anchilosata, mandando imprecazioni mentali a lui, alla bici, ad Ammaniti, a Villa Ada.
Andateci comunque a Villa Ada. 
Perché  è bellissima, così un po' abbandonata. 
Poco artefatta.
Ma non andateci in bici.  


rosso su rosso: Yuri Kalyuta al Vittoriano

Già  mi piace il titolo di questa personale dell'artista ucraino  Yuri Kalyuta (1957), ora tanto famoso a San Pietroburgo: "rosso su rosso".
Le tele sono appese su pareti rosse, illuminate da una calda luce diffusa.
Anche  dai quadri pare sprigionarsi una sorta di luce. Le pennellate sono fluide e materiche allo stesso tempo. Il rosso domina, accanto al bianco pastoso.





























A volte risaltano unici particolari vermigli in una composizione di bianchi e bruni, come accenti di vita.






























Che dunque non ha questa splendida natura morta, tutta giocata sul riserbo dei beige, dei bianchi, dei marroni, degli ocra.























"Al caffè  Greco"  la donna è  sensuale, elegante, lievemente assorta in pensieri lontani. Sono visi cari, contemplati con l'amore  che Kalyuta riserva al suo mondo intenso di affetti famigliari.













Il ritratto del figlio, con il bianco innocente protagonista assoluto.











Famiglia e pittura. I due mondi dalla poetica di Kalyuta. I particolari, anch'essi giocati sul rosso, sono quadri nel quadro.
I sandali rossi, la natura morta sul tavolo.




























Tutto rosso, abbacinante, il grande "Conclave", dove le tiare dei vescovi prendono forma in pennellate nervose di bianco.
Le forme, se non i colori, ti fanno pensare a El Greco, a Velasquez. 


























L'omaggio a Manet,  in una luminosa rivisitazione dell'Olympia. Poi i tanti ritratti, anche a pastello.
Intensi, emotivi. Ti chiedi dei pensieri che vivono dietro a queste fronti. C'è uno strano legame tra te che osservi, i soggetti ritratti, il pittore. Un legame che passa attraverso alla condivisione dei sentimenti: una forma di empatia.




























La pennellata fluida, i colori vibranti, la sinuositá delle forme, ti fanno pensare a Matisse.
Ma Kalyuta è più  partecipe, più  sentimentale e meno sensuale.
È  molto poetico. Anche nei paesaggi. Nelle grandi vedute del suo viaggio in Italia.
Roma, Venezia.












Mi piace particolarmente questa casa rossa di Venezia, permeata di luce.

























Che bella.

Dunque una mostra da non perdere. Se non fosse già  finita.
Ti fa passare sopra agli incongruenti filmati, tutti in russo. Magari i sottotitoli?

mercoledì 23 settembre 2015

In bici lungo il Tevere

Mi piace andare in bicicletta.
Ma in piano. Guardandomi intorno con calma.
Insomma, non sono un'atleta. 
Una passeggiata in bici lungo le rive del Tevere mi sta bene. Immagino che sia tutto pianeggiante.
La mia bici è stravagante: spesso mi si inciampano i piedi contro la ruota.
Percorriamo un lungo tratto  di avvicinamento.
Il Tevere è  gonfio, bruno più  che biondo, ombreggiato da alberi e cespugli.




















Si scende fino a costeggiarlo,  lungo una pista ciclabile che corre lungo l'argine.
In zona Ostiense le curve dei gasdotti si mescolano agli arabeschi dei rami.














Ogni angolo è una scoperta. 
Il colle dell'Aventino. Lo scorcio di un ponte.




















È domenica e scopriamo ovunque aria di festa.







La kermesse della Nutella ha riunito famiglie e bimbi, impegnati in salti ed assaggi.
Dobbiamo procedere spingendo a mano le bici per non falcidiare la folla.



















Bellissima l'infilata di ponti, in uno squarcio suggestivo.
Sull'argine ciuffi di  erbe palustri e fiori violetti.
Purtroppo cartacce e rifiuti. Frotte di gabbiani. 

















Ci fermiamo a leggere i versi di tanti poeti sul Tevere. Dante, Ungaretti, Pasolini...
Grandi pagine in teche di vetro,  per insegnarci l'arte e la natura. È  davvero un peccato che tutte le teche siano infrante, squarciate da uno spirito vandalico e perverso.
























Il Tevere ci regala altre immagini.
Le imbarcazioni con gli equipaggi che vogano. 
Il pescatore che aspetta tranquillo.


















I pescatori intenti a una gara di pesca.



















Risaliamo e costeggiamo un mercatino bellissimo. Di antichità, quadri, ciapaciapa, pizzi e vestiti. 




















Mi compro una casacca setosa, di un verde brunito.
Come le acque del Tevere.

Buon mattino da Ponza con la paranza

Un buon caffè.
Lavarsi i denti.
E poi un sorriso per cominciare bene la giornata:








Buon mattino a tutti.

lunedì 21 settembre 2015

Melita e Soffio: lotta per gioco

Che teneri che sono questi due.
Cane e gatto che giocano insieme.
Melita potrebbe sbranarlo, questo microbo di gatto con solo tre zampe.
E invece regola la forza delle sue risposte.
Agli attacchi di Soffio che si avventa con foga.
Piccolo guerriero impavido.




È  una lotta per gioco.
Di due cuccioli che crescono insieme.



sabato 19 settembre 2015

una falce di luna a Ponza

Appesa nel cielo.
Tra canne e fogliame. 
La luna.
Silenziosa e lontana. 
A Ponza.














Buona notte a tutti.

notturno da Ponza

Si accendono le luci.
Nel violetto della sera.












Buonanotte a tutti.

tramonto a Ponza

Che colori questo tramonto.
Da solo valeva il viaggio.


























Buona serata a tutti

weekend a Ponza

Ho insistito per un blitz all'isola di Ponza.
Me ne parlava sempre una bella collega:"Se non sei stato a Ponza non sai cos'è il mare".
Un weekend  fuori stagione, mordi e fuggi, per godere ancora del mare e vedere un posto nuovo.
Mi riscopro questo spirito zingaresco, che ti porta a cercare, scoprire, guardare intorno a te.
On the road. Senza le scomodità  del viaggiatore vero,  però. Oggi il mio spirito d'avventura si sposa al confort. Totally spoiled. 
Ponza ci accoglie con i suoi colori pastello da borgo ligure, con le costruzioni basse col tetto bombato.




















Come le antiche abitazioni di una volta.
I tetti a botte convogliavano l'aria calda in alto.
Intorno al tetto, un poco arretrato, si raccoglievano le acque piovane, che, incanalate adeguatamente, diventavano una risorsa preziosa.




















Fa molto caldo. C'è  un mucchio di gente. Sembra di essere in piena estate.
La navetta ci porta a "Le Forna", dal nome delle fornaci che lavoravano la bentonite, il silicato di alluminio che si estraeva dalle cave locali.
Siamo al "villaggio  dei Pescatori", un albergo molto carino che ha le stanze in piccoli edifici gialli azzurri e verdini.
Con i tetti bombati come potevano avere, appunto, le case dei pescatori.






















La vista è stupenda, su Cala Feola, con la spiaggetta a sinistra e incantevoli piscine naturali a destra, tra il tufo e il basalto.






















La sera mangiamo in terrazza.
Un polpo con patate in  una suggestiva preparazione con conchiglia che non c'entra molto col polpo, ma è  sicuramente coreografica.























Mannaggia, mi ero dimenticata dell'intelligenza del polpo e lo mangio malvolentieri..
La sera è umida. 
Anche le zanzare locali banchettano allegre con le mie caviglie.