martedì 21 aprile 2015

Un sorriso per una ruga nuova


Ogni giorno una ruga nuova. Si addensano intorno agli occhi come piccole crepe sottili. È il peso dei tanti sorrisi.
Forse, se sorridevo di meno… Ma non ne sarebbe valsa la pena.
Meglio continuare a sorridere. Mi danno noia le rughe intorno alla bocca, che danno un’espressione un po’ amareggiata, e mi fanno sembrare un po’ stufa di tutto. “Ma che cos’hai?. Qualcosa non va?” “Mannaggia, sono le rughe” vorrei urlare, ma mi trattengo e sorrido, così cancello la piega amara e aggiungo qualche altra pince al contorno degli occhi.
Provo davanti allo specchio a tirarmi la pelle delle guance verso le orecchie e il contorno del viso ridiventa teso. Un lifting, ecco, ci vorrebbe un bel lifting, quello del weekend. Ti infilano degli aghi sotto pelle, come un’impalcatura a retina, e poi come fai a sorridere? E gli ematomi, la faccia gonfia da pugile suonato, magari la bocca storta perché il chirurgo iellato ha beccato un nervo.
Il tutto a caro prezzo. Non mi sembra una soluzione.
Diventare un cartone animato con le labbra a palloncino e gli zigomi sferici? No, teniamoci ‘ste rughe e continuiamo a sorridere.
Dunque ho un compito chiaro davanti a me: guardarmi meno allo specchio e cercare tutti i motivi di gioia che mi porta un giorno nuovo.




Stamattina ho portato fuori il cane di mia figlia. L’ho “vinto” per due giorni, perché lei lavora. È una bastardina che tira con la forza di un bisonte e rischio la vita tutte le volte che ci sono dei gradini.
Vede un setter ciondolante e quasi mi disarticola il braccio. Le comunico il mio malumore ma non le interessa. Si ferma ad ogni cartaccia. Mi inzacchero uno stivaletto nella cacca di un altro cane con padrone maleducato. Non mi sembra ci sia proprio niente da ridere.
Una donnona con giubbotto trendy si alza da una panchina e mi chiede due euro per un caffè. Non mi sembra il caso e proseguo il mio slalom tra le cacche.Il suo compagno, robustoso e arrogante, mi grida un insulto. Ma insomma che cosa c’è da sorridere?
Attraverso il viale e mi siedo su una panchina.
Gli alberi sono gonfi di foglie leggere. Il cane si accascia e mi mette il muso sulle ginocchia. Ha un bello sguardo dolce, quasi liquido, buono. Gli faccio una carezza distratta sulla testa e mi barlicca una mano.
Ma sì, forse anche oggi ci scappa un sorriso.

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