Sono juventina per tradizione di famiglia.
Non sono una tifosa tifosa, un po' faziosa, che si strappa i capelli e odia visceralmente le altre squadre.
Ma quando la Juve era stata retrocessa in B, mi ero infilata al polso un braccialettino bianco-nero, gadget di qualche rivista.
L'ho tenuto finchè non si è praticamente sciolto dopo centinaia di docce.
Mi emoziono quando guardo le partite, e preferisco non seguirle in diretta perché mi pare di "portar male".
Mi piace lo stile, l'eleganza storica della mia squadra.
Odio i tafferugli da stadio, le scazzottature, le bombe carta,i fumogeni, i laser negli occhi.
La partita dovrebbe essere una gran festa: dovremmo poter portare i nostri bimbi allo stadio senza paura, per goderci un momento eccitante, di sano agonismo.
Bella la festa, le coreografie, gli spalti imbandierati.
Bello il gioco, l'agonismo, gli abbracci.
Non dovremmo mai vedere delle cose così:
Davvero bruttissimo, come i sassi contro il bus della Juve.
E l'eleganza, lo sport, il fair-play, la festa?
Dove sono andati a finire?
Anche ad Enrichetta piacciono le partite gioiose.
Ecco la piccola storia numero undici:
UNDICI ZEBRE
CONTRO UNDICI TORELLI.
“In una città ai piedi di alte
montagne vivevano insieme zebre e torelli.
Vivevano in pace.
Andavano alle
stesse scuole, negli stessi uffici, e bevevano il cappuccino negli stessi
caffè.
Ma la domenica si giocava la
partita.
Undici zebre affontavano undici tori e gli animi si accendevano di passione.
Le zebre sventolavano bandiere
bianconere e i tori grandi bandiere granata.
Si leggevano striscioni come
”Zebre ladre e gobbute”, “Tori minchioni” e cose del genere.
Le zebre trotterellavano
eleganti, si esibivano in tiri a cucchiaio o rovesciate e avevano una cert’aria
di superiorità che faceva infuriare i torelli.
I torelli colpivano pali e
traverse, correvano a testa bassa e ci mettevano il cuore.
La partita rimaneva in parità,
fino al sessantesimo secondo del novantesimo minuto, quando, su tiro piazzato, una
zebra riusciva a mettere in rete.
“Olè!”, gridavano le zebre. “Buu”,
gridavano i tori. “Arbitro senza corna!” Gridavano i tori, (e per loro questo
era un insulto terribile). “Tori piangioni” gridavano le zebre.
“Rubate sempre le partite!” Mugghiavano i tori.
Volavano petardi fumogeni e
rotoli di carta igienica e si stava per venire alle mani e gli agenti di
polizia preparavano i manganelli.
“Così non va bene!”
Disse Enrichetta. E improvvisò questa canzoncina:
“Ogni undici affronti i rivali
solo in duelli
festosi e leali,
così avremo il
derby perfetto
da gustar senza
mitra ed elmetto”
“Grande
Enrichetta!” Disse Anna, piena d’orgoglio per la sua piccola gallina peppola.
Le piccole storie di Enrichetta le potete trovare in questo
librino, dedicato ai più piccoli, che imparano a contare:
https://books.google.it/books?isbn=8891180726
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