giovedì 30 aprile 2015

derby senza bombe



Sono juventina per tradizione di famiglia.
Non sono una tifosa tifosa, un po' faziosa, che si strappa i capelli e odia visceralmente le altre squadre.
Ma quando la Juve era stata retrocessa in B, mi ero infilata al polso un braccialettino bianco-nero, gadget di qualche rivista.
L'ho tenuto finchè non si è praticamente sciolto dopo centinaia di docce.
Mi emoziono quando guardo le partite, e preferisco non seguirle in diretta perché mi pare di "portar male".
Mi piace lo stile, l'eleganza storica della mia squadra.
Odio i tafferugli da stadio, le scazzottature, le bombe carta,i fumogeni, i laser negli occhi.

La partita dovrebbe essere una gran festa: dovremmo poter portare i nostri bimbi allo stadio senza paura, per goderci un momento eccitante, di sano agonismo.
Bella la festa, le coreografie, gli spalti imbandierati.































Bello il gioco, l'agonismo, gli abbracci.








Non dovremmo mai vedere delle cose così:


Davvero bruttissimo, come i sassi contro il bus della Juve.

E l'eleganza, lo sport, il fair-play, la festa?
Dove sono andati a finire? 

Anche ad Enrichetta piacciono le partite gioiose.

Ecco la piccola storia numero undici:


UNDICI ZEBRE CONTRO UNDICI TORELLI.

“In una città ai piedi di alte montagne vivevano insieme zebre e torelli.
Vivevano in pace.
Andavano alle stesse scuole, negli stessi uffici, e bevevano il cappuccino negli stessi caffè.
Ma la domenica si giocava la partita.

Undici zebre affontavano undici tori e gli animi si accendevano di passione.

Le zebre sventolavano bandiere bianconere e i tori grandi bandiere granata.
Si leggevano striscioni come ”Zebre ladre e gobbute”, “Tori minchioni” e cose del genere.

Le zebre trotterellavano eleganti, si esibivano in tiri a cucchiaio o rovesciate e avevano una cert’aria di superiorità che faceva infuriare i torelli.
I torelli colpivano pali e traverse, correvano a testa bassa e ci mettevano il cuore.

La partita rimaneva in parità, fino al sessantesimo secondo del novantesimo minuto, quando, su tiro piazzato, una zebra riusciva a mettere in rete.

“Olè!”, gridavano le zebre. “Buu”, gridavano i tori. “Arbitro senza corna!” Gridavano i tori, (e per loro questo era un insulto terribile). “Tori piangioni” gridavano le zebre.
























“Rubate sempre le partite!” Mugghiavano i tori.
Volavano petardi fumogeni e rotoli di carta igienica e si stava per venire alle mani e gli agenti di polizia preparavano i manganelli.

“Così non va bene!” Disse Enrichetta. E improvvisò questa canzoncina:

“Ogni undici affronti i rivali
solo in duelli festosi e leali,
così avremo il derby perfetto
da gustar senza mitra ed elmetto”

“Grande Enrichetta!” Disse Anna, piena d’orgoglio per la sua piccola gallina peppola.



Le piccole storie di Enrichetta le potete trovare in questo librino, dedicato ai più piccoli, che imparano a contare:




https://books.google.it/books?isbn=8891180726




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