mercoledì 25 luglio 2018

La casa a Manhattan Beach

Qui tutto ha dimensioni spaziali.
Ci sono due salotti e cinque immensi televisori.
La cucina richiede un viaggio per spostarsi dal piano cottura al lavandino. Meglio indossare scarpe da tennis. Il lavandino provvisto di tritarifiuti produce rumori inquietanti di ingorghi sottomarini. Se non stai attento ti ingoia lo scovolino e ti frulla la mano.
Abbiamo cinque camere da letto.
Sulle pareti le foto sorridenti dei nostri gentili ospiti e dei loro bambini.
Un inno alla famiglia.
Loro con i genitori. Il matrimonio con abito sontuoso di satin bianco. Il viaggio di nozze con corona di fiori al collo e tartaruga spiaggiata.
I bimbi al mare, sugli sci, sul kajak, sulle montagne russe.
La camera da letto di papà e mamma col lettone rigorosamente king size, in grado di accogliere bimbi preda di incubi notturni.
La doccia con con quattro doccetta, per un sano lavacro comunitario.
Peluche,  giochi, pennarelli, pongo, PlayStation, filodiffusione al soffitto.
Insomma tutto quello che si può desiderare.






È poi c'è la piscina, con tanto di vasca idromassaggio e un mucchio di gonfiabili. C'è pure l'unicorno.
La gioia dei nostri bimbi è incontenibile.
Si tuffano, nuotano o nuoticchiano, sguazzano, schiamazzano.
Come arriviamo si infilano il costume e si mutano in pesci e sirenette.
Finché non tramonta il sole e palma e banano stendono le loro lunghe ombre azzurrine.
Allora rientrano ciabattando- squic squic- avvolti negli asciugamani. Lasciano impronte bagnate sulle piastrelle di finto legno. Gocce d'acqua che stillano dai capelli.
Felicità può essere una piscina?


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