venerdì 15 maggio 2015

giocando alla settimana con Enrichetta

Un gioco della mia infanzia è il gioco della settimana.

Un gioco che si fa all'aperto, sul cortile o sull'asfalto.
Oggi i bambini forse non lo conoscono nemmeno.
I cortili sono spazi silenziosi dove non si gioca più. Detta la sua legge il regolamento di condominio.
L'asfalto è occupato dalle automobili e non è certo un luogo sicuro per saltare su una gamba sola.

Però era davvero un bel gioco, anche se qualcuno, come Enrichetta, lo trova stupido.

Anna aveva disegnato con un gessetto bianco lo schema della settimana sulle pietre grigie del cortile.

























"Giochi?" Chiese Enrichetta.
"Sì, alla settimana."
"Come si gioca?", chiese Enrichetta, che voleva sempre rendersi conto di tutto. 
"Prendi un sasso come questo, vedi? Lo lanci nella casella del lunedì, ci vai saltando su un piede solo, ma non devi toccare le righe, altrimenti devi ripartire da zero.
Poi rilanci il sasso  alla casella del martedì, e ti sposti, sempre saltellando, e sempre così, fino alla domenica.
Sulla casella della domenica ti puoi riposare, e mettere giù il piede. Poi devi rifare tutto il percorso di ritorno, sempre allo stesso modo, senza mettere giù il piede e senza toccare le righe."
"E chi vince?"
"Chi fa tutto il percorso, senza sbagliare, in meno tempo."
"Ma stai giocando da sola!"
"Sì, gioco contro me stessa."
"Gioco anch'io?"

Enrichetta era agile, come tutte le galline peppole.
Però aveva le zampe corte, come tutte le galline peppole. E le riusciva difficile lanciare il sasso col becco. 
Arrivò fino al giovedì, poi si ingarbugliò con le zampe e toccò la riga.
"Hai toccato!" Gridò Anna.
"Ma è un gioco stupido". Enrichetta era seccata. "Lasciamolo fare a Nadal, che non vuole calpestare le righe..."

"Hai ragione", disse Anna, che aveva capito la mortificazione della sua gallina, carezzandola proprio lì, dietro la cresta, dove le piaceva di più. 

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