Il mio bimbo spagnolo parla castigliano con il papà che gli parla in italiano.
Nella sua bella scuola materna impara valenciano. Che è proprio una lingua a sé, e in molti vocaboli si avvicina di più all'italiano.
Le castigliane arabeggianti "zanahorias", diventano "carlotas", molto più simili alle nostre carote.
La "manzana" diventa una "poma", e si individua subito il suo carattere di mela.
"Minchar" sta al posto di "comer", e certo somiglia al nostro "mangiare".
"Fam" al posto di "hambre".
Però i suoni mi sembrano più duri. Le parole si troncano improvvisamente.
"Pan" diventa "pa".
Se sento un valenciano parlare velocemente lo capisco solo a metà.
Mi piace tanto come si dice "pajaro", uccello, in valenciano.
"Pardal": paio d'ali.
E l'uccellino è un "pardalet". Una parola che è quasi una poesia.
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