"Vieni alla boa con me?"
Lei è la mia bimba più grande.
Quella che ha quasi dieci anni e che dà il nome a ogni cosa.
Sorride, anche con gli occhi, che ha grandi e vellutati, come un cerbiatto, e mi dice di sì.
Partiamo e lei se ne sta distesa sul materassino color fucsia. È lunga e esilissima, come un fuscello.
Caviglie e polsi li stringi con una mano. La vita con due.
Con quei bei capelli lisci a metà schiena sembra una sirenetta, anzi, un'ondina.
Come al solito siamo sole quando ci allontaniamo un po' dalla spiaggia. Parliamo, nel riflesso azzurro di mare e di cielo, e le racconto di me.
Di quando ero piccola, e, come lei, ero magrissima.
I miei genitori erano arrivati a offrirmi un soldo, simbolico ma allettante, per ogni boccone che accettavo di mangiare
Un soldo per una banana, un soldo per un pezzo di formaggio, un soldo per un panino.
Dicevo sempre di sì.
A Pasqua a casa nostra si facevano le "pulizie grandi". Si rivoltava la casa. Si spostavano i mobili.
Dietro un armadio dell'entrata venne trovato un tesoro segreto.
Pezzi di formaggio annerito, banane fossilizzate, panini mummificati.
Come il corredo di un faraone.
Nessuno mi offrì più soldi in cambio di cibo.
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