Nelle nostre vacanze di mezza montagna il ruscello era un luogo incantato.
Ci andavamo con il papà, che veniva a trovarci il fine settimana, abbandonando il lavoro e la calura di Torino, e già solo la sua presenza l'avrebbe reso un posto speciale.
Andavamo esplorando.
Papà si fermava a costruire, con legnetti e fuscelli, piccoli mulini che funzionavano per davvero.
Una volta ci costruì una piscina.
Il ruscello si allargava all'improvviso, formando un'ansa quasi rotonda.
Papà toglieva le pietre più grosse e le disponeva tutte intorno. Finché la profondità dell'acqua non fu sufficiente per un bagno da sdraiati.
Ricordo la nostra gioia, mia e di mia sorella.
Facevamo il bagno in mutandine e canottiera.
Ricordo la frescura dell'acqua sulla pelle.
Il sole che penetra tra i rami dei lecci.
Gli spicchi di cielo.
Quell'estate andammo spesso alla nostra piscina segreta.
Di ritorno a Torino, vedendomi così bruna e lucente, mi chiedevano se ero stata al mare.
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