Se il vento è forte, come oggi, gli ombrelloni chiudono le loro corolle e si riposano, come alberi spogli.
Riflessioni personali sul tempo che passa. Compito quotidiano: almeno un sorriso. Una piccola storia al giorno in compagnia di Enrichetta, gallina peppola dall'anima sensibile. Appunti di viaggio. Famiglia e società. Cucina e musica.
venerdì 31 luglio 2015
Diego della Costa d'Avorio
Ho comprato un vestito da principessa.
È di garza color pesca.
Forse non tanto adatto a me, per il colore che piacerebbe tanto a una mia bimba. E per la trasparenza da velo che fa intravedere il costume
Ma per il mare è perfetto. Sembra un'alba o un tramonto ed è luminoso sulla pelle abbronzata.
L'ho comprato sulla spiaggia, da Diego.
Diego è un gigante nero che viene dalla Costa d'Avorio. Indossa una giacca lunga a quadrettini grigi e un cappellino da baseball.
Ha mani belle e nervose. Parla italiano con una certa ricercatezza, anche se è qui da neanche un anno. E poi parla francese in modo perfetto, ma anche inglese e tedesco, un po'.
Dice che sapere le lingue è importante per il suo lavoro.
Parla del suo paese con affetto competenza e rammarico.
20 milioni di abitanti. Grandi ricchezze. Caffè cacao, oro e diamanti. Ma una classe politica corrotta; che ruba senza reinvestire.
Sa tutto, Diego.
È sereno riflessivo e un po' filosofico.
Di Maradona dice che non gli sembra felice.
Troppi soldi che non fanno la felicità
Mi lascia il vestitino a una cifra ridicola,
"Perchè la gentilezza non ha prezzo".
Diego è un signore.
È di garza color pesca.
Forse non tanto adatto a me, per il colore che piacerebbe tanto a una mia bimba. E per la trasparenza da velo che fa intravedere il costume
Ma per il mare è perfetto. Sembra un'alba o un tramonto ed è luminoso sulla pelle abbronzata.
L'ho comprato sulla spiaggia, da Diego.
Diego è un gigante nero che viene dalla Costa d'Avorio. Indossa una giacca lunga a quadrettini grigi e un cappellino da baseball.
Ha mani belle e nervose. Parla italiano con una certa ricercatezza, anche se è qui da neanche un anno. E poi parla francese in modo perfetto, ma anche inglese e tedesco, un po'.
Dice che sapere le lingue è importante per il suo lavoro.
Parla del suo paese con affetto competenza e rammarico.
20 milioni di abitanti. Grandi ricchezze. Caffè cacao, oro e diamanti. Ma una classe politica corrotta; che ruba senza reinvestire.
Sa tutto, Diego.
È sereno riflessivo e un po' filosofico.
Di Maradona dice che non gli sembra felice.
Troppi soldi che non fanno la felicità
Mi lascia il vestitino a una cifra ridicola,
"Perchè la gentilezza non ha prezzo".
Diego è un signore.
Gran festa d'estate ad Aggius
Giriamo per sagre.
La sagra è un pretesto per muoverci dal nostro ozio incantato.
Per rivedere luoghi noti e bellissimi.
Questa sera siamo alla gran festa d'estate di Aggius.
Il paesino è tutto sviluppato lungo la strada principale. Ci accoglie come un salotto.
Non c'è un unico punto di ristoro, ma tanti.
Puoi gustare frittura di pesce in piccoli coni di carta.
O salsicce arrostite su grandi bracieri.
O porchetta e lumache rigate in salsa piccante. Presentate accanto a un tripudio di frutta ed ortaggi scavati in forma di variopinte sculture.
Dappertutto vecchi pentoloni e padelle da cui si sprigionano aromi stuzzicanti.
Banchetti di specialità casalinghe. Pesto di zucchine, tortini di verdura, dolcetti alle more.
Noi abbiamo scelto la "zuppa gallurese".
Un pasticcio di spianate sarde alternate a formaggio pecorino e aromi di macchia, cotte a lungo nel brodo, che dovrebbe essere di pecora.
Poi ci siamo goduti l'aria di festa. Il profumo delle seadas al mirto o al miele.
Aspettando le frittelle di Maestro Sanna.
Così buone che meritano un post a parte.
le frittelle di maestro Sanna
La sagra è un pretesto per muoverci dal nostro ozio incantato.
Per rivedere luoghi noti e bellissimi.
Questa sera siamo alla gran festa d'estate di Aggius.
Il paesino è tutto sviluppato lungo la strada principale. Ci accoglie come un salotto.
Non c'è un unico punto di ristoro, ma tanti.
Puoi gustare frittura di pesce in piccoli coni di carta.
O salsicce arrostite su grandi bracieri.
O porchetta e lumache rigate in salsa piccante. Presentate accanto a un tripudio di frutta ed ortaggi scavati in forma di variopinte sculture.
Dappertutto vecchi pentoloni e padelle da cui si sprigionano aromi stuzzicanti.
Banchetti di specialità casalinghe. Pesto di zucchine, tortini di verdura, dolcetti alle more.
Noi abbiamo scelto la "zuppa gallurese".
Un pasticcio di spianate sarde alternate a formaggio pecorino e aromi di macchia, cotte a lungo nel brodo, che dovrebbe essere di pecora.
Poi ci siamo goduti l'aria di festa. Il profumo delle seadas al mirto o al miele.
Aspettando le frittelle di Maestro Sanna.
Così buone che meritano un post a parte.
le frittelle di maestro Sanna
La valle della luna
Si chiama così un luogo spettacolare, poco prima di Aggius.
Una piana immensa con valli e colline popolate di olivastri e lentischi e biancheggiante di sassi.
I sassi di Aggius, più antichi dei nuraghe più antichi.
Questi sassi sono migliaia, piccoli e raccolti a mucchi, o grandi e imponenti, come monoliti.
L'impressione che ne ricevi è di un luogo deserto e magico, alieno. La valle della luna.
Sui crinali lontani i generatori eolici, nuovi mulini
a vento, disegnano profili eleganti. Sembrano antichi guerrieri.
Noi abbiamo guardato in silenzio.
Perché solo il silenzio può commentare un mistero.
Ci ha sorriso l'arcobaleno.
Una piana immensa con valli e colline popolate di olivastri e lentischi e biancheggiante di sassi.
I sassi di Aggius, più antichi dei nuraghe più antichi.
Questi sassi sono migliaia, piccoli e raccolti a mucchi, o grandi e imponenti, come monoliti.
L'impressione che ne ricevi è di un luogo deserto e magico, alieno. La valle della luna.
Sui crinali lontani i generatori eolici, nuovi mulini
a vento, disegnano profili eleganti. Sembrano antichi guerrieri.
Noi abbiamo guardato in silenzio.
Perché solo il silenzio può commentare un mistero.
Ci ha sorriso l'arcobaleno.
giovedì 30 luglio 2015
notturno ad Aggius
Questa sera vi mando la luna.
Una luna lattiginosa sospesa al cielo di Aggius tra un albero e un tetto.
Una luna lattiginosa sospesa al cielo di Aggius tra un albero e un tetto.
E buonanotte a tutti!
morte sulla spiaggia di Vignola
"Aiutateci a portarlo a riva. Sta male."
Due bagnanti cercano di portare un signore a riva.
Altri si aggiungono ad aiutare. Il corpo è pesante.
Una signora, medico, pratica il massaggio cardiaco per 4 minuti buoni, fino all'arrivo del soccorso d'urgenza. Altri hanno chiamato l'ambulanza, i carabinieri, l'elicottero.
Tutti si danno da fare.
È arrivato il gruppo del soccorso d'urgenza, con un defibrillatore. Continuano il massaggio cardiaco.
Arriva il medico della guardia medica del campeggio.
Iniezioni di adrenalina nel muscolo cardiaco. Non ci sono reazioni.
Continua il massaggio cardiaco.
Arrivano medico e operatori del 118, più equipaggiati. Ma non c'è niente da fare.
È arrivato anche l'elicottero, che viene rimandato indietro.
Sul corpo viene steso un telo argentato e poi un telo bianco.
La spiaggia assiste muta. Desolata. Qualche segno della croce.
Ci si aspettava un lieto fine.
Invece è arrivata la morte su questa spiaggia cosi bella.
Pare che il signore avesse 81 anni. Fosse venuto in Sardegna da solo, con un amico, per rilassarsi un po'.
Stamattina aveva detto:"Scendiamo
presto a fare il bagno. Il giorno è così bello."
Forse è stato bello morire così.
Non lo so.
Forse.
mercoledì 29 luglio 2015
una volta e poi basta per "a zammàra "
È fiorita l'agave all'ingresso di casa nostra.
Un'agave fiorisce una sola volta nella sua vita.
Fa un fiore alto alto che sembra quasi un albero proteso verso il cielo. O un candelabro, con preziose inflorescenze dorate.
L'agave in dialetto siciliano si chiama "a zammara".
Il suo fiore ne segna il trionfo e la fine.
Un'agave fiorisce una sola volta nella sua vita.
Fa un fiore alto alto che sembra quasi un albero proteso verso il cielo. O un candelabro, con preziose inflorescenze dorate.
L'agave in dialetto siciliano si chiama "a zammara".
Il suo fiore ne segna il trionfo e la fine.
Per venti, trent'anni si è preparata a quest'evento meraviglioso e terribile.
Il fiore cresce per quasi due mesi.
È come un grido. O un canto.
Spietato e bellissimo.
Poi la pianta perderà pian piano vigore, seccherá lentamente, diventerà uno stecco senza vita.
Godetevi la sua bellezza di oggi, contro i colori della sera.
È il suo momento.
Una volta e poi basta.
risotto di macchia
Intorno alla casa c'è un po' di terreno arido e sassoso, che, nella mia voglia di orto e di giardino, abbiamo cercato di imbrigliare in ripide terrazze.
Qui tutti gli anni pianto qualcosa, tenace e piena di immotivata fiducia.
E l'anno dopo trovo sempre qualche sterpo nuovo.
Quest'anno è morta una dipledenia che dovrebbe essere rustica. Ma non lo è a sufficienza per questa costa avara battuta dal vento.
Questa è la terra della macchia mediterranea, dei pitosfori lucidi, del mirto profumato, del ginepro piegato dal vento, del rosmarino aromatico.
La macchia è bassa, con un sottobosco secco, dal colore bruciato, che ravviva le tante sfumature di verde.
Anch'io ho cespugli di rosmarino e mirto odoroso.
Un risotto stupendo lo faccio con questi aromi freschi, che raccolgo al momento.
Un battuto di cipolla fresca con un filo d'olio sardo.
Rosmarino, un poco di mirto, tritati fini.
È un gran lavoro ma vale la pena.
Due pugni di riso sardo, che è buonissimo, come il vialone nano, per persona.
Sfumo con mezzo bicchiere di vermentino o di torbato (Wow! ).
Aggiungo poco a poco brodo vegetale.
Dopo 10 minuti, quando ne mancano 5 alla cottura, aggiungo una bella manciata di basilico e prezzemolo freschi, tritata.
Una noce di burro e parmigiano per mantecare, fuori dal fuoco.
Il risotto è fantastico e profuma di macchia mediterranea.
Buon appetito a tutti!
Qui tutti gli anni pianto qualcosa, tenace e piena di immotivata fiducia.
E l'anno dopo trovo sempre qualche sterpo nuovo.
Quest'anno è morta una dipledenia che dovrebbe essere rustica. Ma non lo è a sufficienza per questa costa avara battuta dal vento.
Questa è la terra della macchia mediterranea, dei pitosfori lucidi, del mirto profumato, del ginepro piegato dal vento, del rosmarino aromatico.
La macchia è bassa, con un sottobosco secco, dal colore bruciato, che ravviva le tante sfumature di verde.
Anch'io ho cespugli di rosmarino e mirto odoroso.
Un risotto stupendo lo faccio con questi aromi freschi, che raccolgo al momento.
Un battuto di cipolla fresca con un filo d'olio sardo.
Rosmarino, un poco di mirto, tritati fini.
È un gran lavoro ma vale la pena.
Due pugni di riso sardo, che è buonissimo, come il vialone nano, per persona.
Sfumo con mezzo bicchiere di vermentino o di torbato (Wow! ).
Aggiungo poco a poco brodo vegetale.
Dopo 10 minuti, quando ne mancano 5 alla cottura, aggiungo una bella manciata di basilico e prezzemolo freschi, tritata.
Una noce di burro e parmigiano per mantecare, fuori dal fuoco.
Il risotto è fantastico e profuma di macchia mediterranea.
Buon appetito a tutti!
kindle 3:ci pensa Pravash
Breve corrispondenza on line con Pravash, responsabile dell'area clienti di Amazon USA.
Gentile, efficientissimo.
Un nuovo kindle mi arriverà a casa tra una decina di giorni.
Poi, con calma, rispediró il mio giovane kindle bloccato.
Insomma, ci pensa Pravash.
Così dovrò andare a Santa Teresa a fare la rituale provvista di libri, che mi piaceva tanto, nella libreria della piazzetta.
Passeggeró tra le stradine affollate di Santa Teresa.
Guarderò le cere sarde e i bikini in saldo.
Mangeró un toast e berró un cappuccino nel bar d'angolo dove vengo da vent'anni.
Forse il mio kindle ce l'ha, un'anima.
L'ha fatto apposta a bloccarsi, qui, in Sardegna, sulla storia di Joanne.
Perché sa che mi sarebbe mancato quell'appuntamento con la libreria dei miei ricordi.
A curiosare tra gialli dizionarietti di sardo-italiano nuovi successi e guide turistiche.
Lo sa e si è bloccato. Apposta.
Grande Kindle.
kindle 1
kindle 4
kindle 2
Gentile, efficientissimo.
Un nuovo kindle mi arriverà a casa tra una decina di giorni.
Poi, con calma, rispediró il mio giovane kindle bloccato.
Insomma, ci pensa Pravash.
Così dovrò andare a Santa Teresa a fare la rituale provvista di libri, che mi piaceva tanto, nella libreria della piazzetta.
Passeggeró tra le stradine affollate di Santa Teresa.
Guarderò le cere sarde e i bikini in saldo.
Mangeró un toast e berró un cappuccino nel bar d'angolo dove vengo da vent'anni.
Forse il mio kindle ce l'ha, un'anima.
L'ha fatto apposta a bloccarsi, qui, in Sardegna, sulla storia di Joanne.
Perché sa che mi sarebbe mancato quell'appuntamento con la libreria dei miei ricordi.
A curiosare tra gialli dizionarietti di sardo-italiano nuovi successi e guide turistiche.
Lo sa e si è bloccato. Apposta.
Grande Kindle.
kindle 1
kindle 4
kindle 2
kindle 2: aiuto! Mi si è bloccato il kindle!
Tutto il giorno di mare.
Ho trovato sul mio kindle la prosecuzione di un giallo di Anne Holt, una delle più affermate giallista nordiche. Me lo sto leggendo con gusto. Esco dall'acqua e c'è qualcosa che mi aspetta, in sospeso.
"Sai, con il kindle è finita la stagione dei libri salmastri, stropicciati. Delle pagine che il vento non ti lascia girare".
Faccio "tic" col dito, a destra, come mi hanno insegnato, e non succede niente. Provo ad andare indietro. Niente. A spegnerlo. Niente.
Il mio kindle si è bloccato, inesorabilmente, con la cocciutaggine dei dispositivi elettronici che racchiudono dentro di sé il proprio mistero.
Maledetto kindle.
Se tu fossi un libro vero saresti pieno di sabbia, odoreresti di mare, ma mi lasceresti sapere che cosa vuole fare Joanne.
Ti ho caricato, come suggerisce il sito, ma te ne stai lì inerte. Un povero oggetto senz'anima.
Mi hai tenuto compagnia per una breve stagione.
Mi prendo un vecchio, affidabile, obsoleto libro di carta.
E comincio a leggere.
kindle 1
kindle 3
kindle 4
Ho trovato sul mio kindle la prosecuzione di un giallo di Anne Holt, una delle più affermate giallista nordiche. Me lo sto leggendo con gusto. Esco dall'acqua e c'è qualcosa che mi aspetta, in sospeso.
"Sai, con il kindle è finita la stagione dei libri salmastri, stropicciati. Delle pagine che il vento non ti lascia girare".
Faccio "tic" col dito, a destra, come mi hanno insegnato, e non succede niente. Provo ad andare indietro. Niente. A spegnerlo. Niente.
Il mio kindle si è bloccato, inesorabilmente, con la cocciutaggine dei dispositivi elettronici che racchiudono dentro di sé il proprio mistero.
Maledetto kindle.
Se tu fossi un libro vero saresti pieno di sabbia, odoreresti di mare, ma mi lasceresti sapere che cosa vuole fare Joanne.
Ti ho caricato, come suggerisce il sito, ma te ne stai lì inerte. Un povero oggetto senz'anima.
Mi hai tenuto compagnia per una breve stagione.
Mi prendo un vecchio, affidabile, obsoleto libro di carta.
E comincio a leggere.
kindle 1
kindle 3
kindle 4
lunedì 27 luglio 2015
Sagra del porcetto a Badesi
La foto dei porcetti infilzati a rosolare sulle braci ve la risparmio, per rispetto del popolo vegetariano e dei porcetti sacrificati.
C'erano luci allegria e battaglioni di persone che ballavano in perfetta sincronia limbo salsa e bachada.
C'era una lunga coda, come alla mensa dei poveri, per ricevere un piatto di gnocchetti sardi, un assaggio di porcetto, pane e un bicchiere di vino rosso.
In cielo, la luna quasi piena.
Una nuvola di palloncini, spade luminose e pistole a raggi laser per la gioia dei nanetti consumisti.
La serata valeva il viaggio, non tanto per i porcetti, ma per la meraviglia del tramonto, delle onde e del cielo sulla spiaggia ventosa di Badesi.
C'erano luci allegria e battaglioni di persone che ballavano in perfetta sincronia limbo salsa e bachada.
C'era una lunga coda, come alla mensa dei poveri, per ricevere un piatto di gnocchetti sardi, un assaggio di porcetto, pane e un bicchiere di vino rosso.
In cielo, la luna quasi piena.
Una nuvola di palloncini, spade luminose e pistole a raggi laser per la gioia dei nanetti consumisti.
La serata valeva il viaggio, non tanto per i porcetti, ma per la meraviglia del tramonto, delle onde e del cielo sulla spiaggia ventosa di Badesi.
La voce del mare
Oggi vi mando la voce del mare.
Onde lunghe a Badesi.
È quasi l'ora del tramonto.
Lo sentite il profumo di sale?
Buona serata a tutti!
Onde lunghe a Badesi.
È quasi l'ora del tramonto.
Lo sentite il profumo di sale?
Buona serata a tutti!
domenica 26 luglio 2015
Caraibi in Sardegna
Questa costa nord della Sardegna è spesso battuta dal maestrale.
Abbiamo goduto di un giorno di mare calmo e vento leggero ed ora è arrivato.
Non proprio nella sua forma più cupa, per cui il mare mugghia spezzato da alte onde bianche sotto un cielo di piombo. E fa così freddo che metti la giacca a vento se sei stato tanto preveggente da metterla in valigia.
È arrivato il maestrale estivo. Continua ad esserci il sole, ma il vento freddo spazza l'acqua e la sabbia, e le onde sono impetuose .
Abbiamo preso gli zaini e le sdraio e siamo andati alla spiaggia della "rena bedda", sotto la torre saracena di Vignola, dove la sabbia è bianca e fine come talco, e il mare si raccoglie in una rada ancora tranquilla.
Piccoli lecci e tamerici si allungano fino alla spiaggia.
Qui il mare ha i colori che immagino tipici dei Caraibi.
Strisce di turchese si alternano al blu, al celeste tenero, a un azzurro quasi lattiginoso, come fosse opale. Colori incredibili.
I Caraibi di casa nostra.
Abbiamo goduto di un giorno di mare calmo e vento leggero ed ora è arrivato.
Non proprio nella sua forma più cupa, per cui il mare mugghia spezzato da alte onde bianche sotto un cielo di piombo. E fa così freddo che metti la giacca a vento se sei stato tanto preveggente da metterla in valigia.
È arrivato il maestrale estivo. Continua ad esserci il sole, ma il vento freddo spazza l'acqua e la sabbia, e le onde sono impetuose .
Abbiamo preso gli zaini e le sdraio e siamo andati alla spiaggia della "rena bedda", sotto la torre saracena di Vignola, dove la sabbia è bianca e fine come talco, e il mare si raccoglie in una rada ancora tranquilla.
Piccoli lecci e tamerici si allungano fino alla spiaggia.
Qui il mare ha i colori che immagino tipici dei Caraibi.
Strisce di turchese si alternano al blu, al celeste tenero, a un azzurro quasi lattiginoso, come fosse opale. Colori incredibili.
I Caraibi di casa nostra.
jazz a Berchidda
Festival del jazz a Berchidda. Ferragosto 2000.
Me lo ricordo questo viaggio con la piccola auto verde ramarro.
Io e la mia figliola appena adolescente in giro per la Sardegna. Consultavo la cartina ogni mezz'ora.
Avevamo scelto di tagliare nell'interno, e, nonostante fosse ferragosto, viaggiavamo tra paesaggi deserti.
Pecore appiattite su campi riarsi, a brucare non si sa cosa. Piccoli bacini artificiali tra dorate ondulazioni lontane.
Poi il paesino. Quattro case in croce, le sedie di plastica bianca. Le sonorità del jazz di Fresu. La mia ragazzina appiccicata al cellulare. Il ritorno lungo, la notte, con le auto che mi strombazzavano per la mia lentezza.
Me lo ricordo questo viaggio con la piccola auto verde ramarro.
Io e la mia figliola appena adolescente in giro per la Sardegna. Consultavo la cartina ogni mezz'ora.
Avevamo scelto di tagliare nell'interno, e, nonostante fosse ferragosto, viaggiavamo tra paesaggi deserti.
Pecore appiattite su campi riarsi, a brucare non si sa cosa. Piccoli bacini artificiali tra dorate ondulazioni lontane.
Poi il paesino. Quattro case in croce, le sedie di plastica bianca. Le sonorità del jazz di Fresu. La mia ragazzina appiccicata al cellulare. Il ritorno lungo, la notte, con le auto che mi strombazzavano per la mia lentezza.
Abbiamo appeso al muro bianco il poster azzurro che aveva voluto lei.
Ci sta bene. Aleggia lo spirito del jazz.
Qualcosa di libero e felice.
Com'eravamo noi, insieme, in quella nostra erratica avventura, io ancora giovane, lei poco più che bambina.
sabato 25 luglio 2015
tramonto in Costa Paradiso
Tutte le sere si fa cena in terrazzo.
Così ci godiamo "la puesta del sol" in Costa.
Non sembra un quadro di Monet?
Così ci godiamo "la puesta del sol" in Costa.
Non sembra un quadro di Monet?
Buona serata a tutti!
al lago piccolo di Avigliana
La mia figliola veterinaria, quella che ogni tanto mi regala il cane, tutte le settimane fa chirurgia ad Avigliana.
Si porta sempre dietro Melita. Se non la può dare a me.
Quando può, la porta a fare un giro sulle rive del Lago Piccolo.
Ci andavamo sempre, lei ed io, quando era piccola.
Era la nostra spiaggia domestica, la nostra gita fuori porta tra scuola e lavoro.
Ricordo il sole tra i canneti , le papere strafogate di pane vecchio da gitanti sconsiderati, le libellule a fior d'acqua, il nostro bagno con i piedi nella fanghiglia, i teli di spugna sui ciottoli, il panino al baruccio.
Ora lei ci va col suo cane.
Si porta sempre dietro Melita. Se non la può dare a me.
Quando può, la porta a fare un giro sulle rive del Lago Piccolo.
Ci andavamo sempre, lei ed io, quando era piccola.
Era la nostra spiaggia domestica, la nostra gita fuori porta tra scuola e lavoro.
Ricordo il sole tra i canneti , le papere strafogate di pane vecchio da gitanti sconsiderati, le libellule a fior d'acqua, il nostro bagno con i piedi nella fanghiglia, i teli di spugna sui ciottoli, il panino al baruccio.
Ora lei ci va col suo cane.
Anche lei si ricorderà di quei momenti.
Noi due insieme, al Lago Piccolo di Avigliana.
arrivo in Sardegna
Cominciano le mie vere vacanze.
Saremo insieme noi due soli, per una decina di giorni, in Sardegna.
Il traghetto parte puntuale.
Abbiamo una bella cabina, frutto della sorte, con l'obló che si apre sul mare.
Aria condizionata a palla.
C'è un fresco che rasenta il gelo, dopo il caldo tropicale di Valencia e Torino.
Odio il piumino, che mi pesa troppo e mi lascia scoperti i piedi.
Allora "entro" nel copripiumino, come fosse un sacco-lenzuolo. Avvolta nel mio bozzolo e con la complicità della xamamina, dormo fino all'annuncio che sono le 6.30.
Mannaggia, preferivo non sapere.
Salgo sul ponte a vedere l'attracco. C'è il sole a Porto Torres.
L'aria è nitida, trasparente. Mi avvolge tepida.
Mi sembra di sentire profumo di macchia mediterranea. Sarà un'impressione.
Mi godo la coccola di cappuccino e brioche,
-carissimi, ma si può fare-.
Il viaggio in auto da Porto Torres a Costa Paradiso ci regala scorci di mare e patterns ondulati verdi gialli marroni.
Saremo insieme noi due soli, per una decina di giorni, in Sardegna.
Il traghetto parte puntuale.
Abbiamo una bella cabina, frutto della sorte, con l'obló che si apre sul mare.
Aria condizionata a palla.
C'è un fresco che rasenta il gelo, dopo il caldo tropicale di Valencia e Torino.
Odio il piumino, che mi pesa troppo e mi lascia scoperti i piedi.
Allora "entro" nel copripiumino, come fosse un sacco-lenzuolo. Avvolta nel mio bozzolo e con la complicità della xamamina, dormo fino all'annuncio che sono le 6.30.
Mannaggia, preferivo non sapere.
Salgo sul ponte a vedere l'attracco. C'è il sole a Porto Torres.
L'aria è nitida, trasparente. Mi avvolge tepida.
Mi sembra di sentire profumo di macchia mediterranea. Sarà un'impressione.
Mi godo la coccola di cappuccino e brioche,
-carissimi, ma si può fare-.
Il viaggio in auto da Porto Torres a Costa Paradiso ci regala scorci di mare e patterns ondulati verdi gialli marroni.
Che bello.
In questa terra antica e stupenda mi sento a casa.
alba in Costa Paradiso
Prima mattina in Costa Paradiso
Sì chiama così questo tratto di costa sarda che prosegue le rocce rosa dell'Isola Rossa verso Santa Teresa di Gallura.
Si prevede maestrale.
I colori sono come attutiti : poco rosa tra i grigi e i turchini
Il vento fa rabbrividire i pitosfori ed i mirti.
Buon mattino a tutti!
Sì chiama così questo tratto di costa sarda che prosegue le rocce rosa dell'Isola Rossa verso Santa Teresa di Gallura.
Si prevede maestrale.
I colori sono come attutiti : poco rosa tra i grigi e i turchini
Il vento fa rabbrividire i pitosfori ed i mirti.
Buon mattino a tutti!
venerdì 24 luglio 2015
giovedì 23 luglio 2015
buon mattino con Lou Reed
Che sia un "perfect day", fin dal mattino.
Perfect day
Just a perfect day
drink Sangria in the park
And then later
when it gets dark, we go home
Just a perfect day
feed animals in the zoo
Then later
a movie, too, and then home
Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spend it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
Just a perfect day
problems all left alone
Weekenders on our own
it's such fun
Just a perfect day
you made me forget myself
I thought I was
someone else, someone good
Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spent it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
You're going to reap just what you sow
drink Sangria in the park
And then later
when it gets dark, we go home
Just a perfect day
feed animals in the zoo
Then later
a movie, too, and then home
Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spend it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
Just a perfect day
problems all left alone
Weekenders on our own
it's such fun
Just a perfect day
you made me forget myself
I thought I was
someone else, someone good
Oh, it's such a perfect day
I'm glad I spent it with you
Oh, such a perfect day
You just keep me hanging on
You just keep me hanging on
You're going to reap just what you sow
You're going to reap just what you sow
You're going to reap just what you sow
You're going to reap just what you sow.
mercoledì 22 luglio 2015
mi mancano i pitufet
Sono in Italia, a Torino.
In genere sono sempre contenta di ritornare, anche per poco, a casa,
Questa volta invece tutto mi pare ostile.
Le piante sul balcone sono quasi secche. Le mie fragole raggrinzite.
Vago da una camera all'altra in una nuvola di calore opprimente e mi tuffo ogni tre ore sotto la doccia.
Mi mancano il mare, l'aria della sera, gli orizzonti aperti.
E soprattutto i pitufet.
Pitufet in valenciano vuol dire piccoletto. Come chicotet. Come piccolo puffo.
Mi mancano i ciangottii e i sorrisi. I tuffi nell'acqua e le braccine spalancate.
I racconti bisbigliati la sera e le partite all'oca.
Eccolo il mio pitufet spagnolo, che si gode il primo mattino con il suo papà.
E fa le sue serie considerazioni da pitufet.
In genere sono sempre contenta di ritornare, anche per poco, a casa,
Questa volta invece tutto mi pare ostile.
Le piante sul balcone sono quasi secche. Le mie fragole raggrinzite.
Vago da una camera all'altra in una nuvola di calore opprimente e mi tuffo ogni tre ore sotto la doccia.
Mi mancano il mare, l'aria della sera, gli orizzonti aperti.
E soprattutto i pitufet.
Pitufet in valenciano vuol dire piccoletto. Come chicotet. Come piccolo puffo.
Mi mancano i ciangottii e i sorrisi. I tuffi nell'acqua e le braccine spalancate.
I racconti bisbigliati la sera e le partite all'oca.
Eccolo il mio pitufet spagnolo, che si gode il primo mattino con il suo papà.
E fa le sue serie considerazioni da pitufet.
martedì 21 luglio 2015
che cos'è un " pardalet"?
Il mio bimbo spagnolo parla castigliano con il papà che gli parla in italiano.
Nella sua bella scuola materna impara valenciano. Che è proprio una lingua a sé, e in molti vocaboli si avvicina di più all'italiano.
Le castigliane arabeggianti "zanahorias", diventano "carlotas", molto più simili alle nostre carote.
La "manzana" diventa una "poma", e si individua subito il suo carattere di mela.
"Minchar" sta al posto di "comer", e certo somiglia al nostro "mangiare".
"Fam" al posto di "hambre".
Però i suoni mi sembrano più duri. Le parole si troncano improvvisamente.
"Pan" diventa "pa".
Se sento un valenciano parlare velocemente lo capisco solo a metà.
Mi piace tanto come si dice "pajaro", uccello, in valenciano.
"Pardal": paio d'ali.
E l'uccellino è un "pardalet". Una parola che è quasi una poesia.
Nella sua bella scuola materna impara valenciano. Che è proprio una lingua a sé, e in molti vocaboli si avvicina di più all'italiano.
Le castigliane arabeggianti "zanahorias", diventano "carlotas", molto più simili alle nostre carote.
La "manzana" diventa una "poma", e si individua subito il suo carattere di mela.
"Minchar" sta al posto di "comer", e certo somiglia al nostro "mangiare".
"Fam" al posto di "hambre".
Però i suoni mi sembrano più duri. Le parole si troncano improvvisamente.
"Pan" diventa "pa".
Se sento un valenciano parlare velocemente lo capisco solo a metà.
Mi piace tanto come si dice "pajaro", uccello, in valenciano.
"Pardal": paio d'ali.
E l'uccellino è un "pardalet". Una parola che è quasi una poesia.
blog come psicoterapia/ sogno 4: scendere una scala
Quando vado al Cinema Romano, a Torino, e scendo le scale per arrivare alla sala, mi assale sempre un'ansia profonda.
La scala di questo cinema è una scala diritta, lunga, che sembra non finire mai.
Io provo una sensazione di estraniamento, come se fossi all'improvviso penetrata in uno dei miei sogni, quello della scala.
Mi trovo appunto a dover scendere una scala lunga e scura.
Le mie gambe sono pesanti. Voglio scendere e nello stesso tempo ho paura.
Ho paura di cadere. Mi tengo al mancorrente e procedo a piccoli passi.
La scala del cinema sembra proprio quella dei miei sogni. Mi sento spersa, insicura, ma scendo.
Pare che questo sogno, scendere la scala, sia la metafora del nostro scendere verso un io più profondo, verso la nostra interiorità segreta.
E procediamo lente, a tentoni, con cautela e un po' di paura, perché non ci sentiamo ancora pronte.
E non sappiamo bene cosa troveremo.
La scala di questo cinema è una scala diritta, lunga, che sembra non finire mai.
Io provo una sensazione di estraniamento, come se fossi all'improvviso penetrata in uno dei miei sogni, quello della scala.
Mi trovo appunto a dover scendere una scala lunga e scura.
Le mie gambe sono pesanti. Voglio scendere e nello stesso tempo ho paura.
Ho paura di cadere. Mi tengo al mancorrente e procedo a piccoli passi.
La scala del cinema sembra proprio quella dei miei sogni. Mi sento spersa, insicura, ma scendo.
Pare che questo sogno, scendere la scala, sia la metafora del nostro scendere verso un io più profondo, verso la nostra interiorità segreta.
E procediamo lente, a tentoni, con cautela e un po' di paura, perché non ci sentiamo ancora pronte.
E non sappiamo bene cosa troveremo.
"El amante japonés" di Isabel Allende
Ho finito da molto l'ultimo libro di Isabel Allende, "L'amante giapponese".
http://www.isabelallende.com
L'ho letto in spagnolo, sul mio kindle, perfetto per la traduzione di qualche vocabolo.
Letture notturne: schermo luminoso per non disturbare il mio piccolo, che mi dorme a fianco.
Molto adatto al mio blog: un luogo centrale del racconto è Lark House, la casa per anziani dove lavora la giovane moldava Irina.
Tante, e belle, e profonde le considerazioni sul tempo che passa, sulla vecchiaia, sull'eterna giovinezza del cuore.
Già per questo meriterebbe di essere letto.
Tante storie si intrecciano, in un alternarsi di passato e presente, di luoghi che aprono sfondi diversi, di voci che ci propongono protagonisti diversi.
Alma Belasco, artista di successo che dipinge esclusivi capi di moda, si ritira a Lark House per riflettere e mettere in ordine i propri ricordi, e, in certo qual modo, la propria vita, aiutata dal nipote Seth e da Irina, che ne diventa l'assistente.
Alma è forse la protagonista del libro.
La sua grande passione con Ikmei Fakuda, il giardiniere giapponese che sarà l'amore della sua vita, è forse il tema centrale del libro.
Anche se fai fatica a trovare un tema centrale, come fai fatica a trovare la vera protagonista.
Tante sono le tematiche proposte dalla Allende, che intreccia storie private a problemi sociali, a risvolti storici e politici.
Seconda guerra mondiale: Alma giunge bambina da Varsavia alla tenuta dello zio Isaac Belasco, avvocato di San Francisco, per sfuggire alle persecuzioni razziali.
Si legherà di un profondissimo amore fraterno al cugino Nathaniel, che la consola quando piange chiusa nell'armadio. Si legherà di un amore intatto e infinito al ragazzino Ikmei, che frequenta con il padre giardiniere la tenuta. Isaac è un appassionato di botanica ed è attento alle necessità degli altri. Diventerà amico e sostenitore dei Fakuda.
La Allende ci racconta dei campi di raccolta dei Giapponesi in America, non proprio campi di concentramento, ma quasi.
Ci racconta l'orgoglio di un popolo tenace e lavoratore. Ci racconta di tradizioni e cultura e religione.
E poi c'è la storia parallela di Irina. Il problema della pedopornografia, in cui Irina incappa da bimba.
Ci racconta le tante forme di amore: l'amore-amicizia, che porterà Alma a sposare il cugino, l'amore passione, che dura una vita, e trascende la vecchiaia, ma non le differenze sociali, tra Alma e Ikmei, l'amore omosessuale di Nathaniel.
C'è il problema dell'aborto clandestino e quello dell'AIDS. Insomma, c'è molto, forse troppo.
Devi districarti tra una quantità di risvolti e sovrapposizioni.
In qualche misura, filtrare attraverso la tua personale visione i temi del libro.
E individuare quello che ti sembra il filo conduttore.
Io ci ho visto l'amore e la vecchiaia.
Scritti come sa scrivere Isabel Allende. Con la sua semplice profondità.
http://www.isabelallende.com
L'ho letto in spagnolo, sul mio kindle, perfetto per la traduzione di qualche vocabolo.
Letture notturne: schermo luminoso per non disturbare il mio piccolo, che mi dorme a fianco.
Molto adatto al mio blog: un luogo centrale del racconto è Lark House, la casa per anziani dove lavora la giovane moldava Irina.
Tante, e belle, e profonde le considerazioni sul tempo che passa, sulla vecchiaia, sull'eterna giovinezza del cuore.
Già per questo meriterebbe di essere letto.
Tante storie si intrecciano, in un alternarsi di passato e presente, di luoghi che aprono sfondi diversi, di voci che ci propongono protagonisti diversi.
Alma Belasco, artista di successo che dipinge esclusivi capi di moda, si ritira a Lark House per riflettere e mettere in ordine i propri ricordi, e, in certo qual modo, la propria vita, aiutata dal nipote Seth e da Irina, che ne diventa l'assistente.
Alma è forse la protagonista del libro.
La sua grande passione con Ikmei Fakuda, il giardiniere giapponese che sarà l'amore della sua vita, è forse il tema centrale del libro.
Anche se fai fatica a trovare un tema centrale, come fai fatica a trovare la vera protagonista.
Tante sono le tematiche proposte dalla Allende, che intreccia storie private a problemi sociali, a risvolti storici e politici.
Seconda guerra mondiale: Alma giunge bambina da Varsavia alla tenuta dello zio Isaac Belasco, avvocato di San Francisco, per sfuggire alle persecuzioni razziali.
Si legherà di un profondissimo amore fraterno al cugino Nathaniel, che la consola quando piange chiusa nell'armadio. Si legherà di un amore intatto e infinito al ragazzino Ikmei, che frequenta con il padre giardiniere la tenuta. Isaac è un appassionato di botanica ed è attento alle necessità degli altri. Diventerà amico e sostenitore dei Fakuda.
La Allende ci racconta dei campi di raccolta dei Giapponesi in America, non proprio campi di concentramento, ma quasi.
Ci racconta l'orgoglio di un popolo tenace e lavoratore. Ci racconta di tradizioni e cultura e religione.
E poi c'è la storia parallela di Irina. Il problema della pedopornografia, in cui Irina incappa da bimba.
Ci racconta le tante forme di amore: l'amore-amicizia, che porterà Alma a sposare il cugino, l'amore passione, che dura una vita, e trascende la vecchiaia, ma non le differenze sociali, tra Alma e Ikmei, l'amore omosessuale di Nathaniel.
C'è il problema dell'aborto clandestino e quello dell'AIDS. Insomma, c'è molto, forse troppo.
Devi districarti tra una quantità di risvolti e sovrapposizioni.
In qualche misura, filtrare attraverso la tua personale visione i temi del libro.
E individuare quello che ti sembra il filo conduttore.
Io ci ho visto l'amore e la vecchiaia.
Scritti come sa scrivere Isabel Allende. Con la sua semplice profondità.
lunedì 20 luglio 2015
caldo e zanzare a Valencia
Sono le 4.20 del mattino.
Ho dormito a Valencia per arrivare in tempo all'imbarco.
Valencia a quest'ora è deserta e silenziosa.
L'aria calda mi avvolge come una nube tropicale che nasce dall'asfalto.
I lampioni sono fiori luminosi nel velluto del buio.
Ora aspetto la metropolitana che mi porterà, spero in tempo, all'aeroporto.
Sono sola, in compagnia della mia maleta color malva.
Adesso sono arrivati due signori provvisti, come me, di valigia, che mi fanno sentire più tranquilla.
La prima metro parte alle 5.18, ma io sono arrivata prestissimo, come è mia abitudine in ogni partenza.
Uno zanzarino mi volteggia intorno. Mi ha già punto le caviglie.
Si stanno attivando luci e scale mobili, e anche questo mi dà più sicurezza
Eccolo il treno che emerge dal buio della galleria.
Che bello. Ci sono.
Gli zanzarini hanno banchettato a mie spese.
Caviglie, braccia, persino le gambe attraverso la tela leggera dei pantaloni.
Mi porterò a casa un altro ricordo della Spagna.
Ho dormito a Valencia per arrivare in tempo all'imbarco.
L'Hotel si chiama "Hostal Venecia" e si trova sulla bellissima Piazza dell' Ayuntamiento.
Valencia a quest'ora è deserta e silenziosa.
L'aria calda mi avvolge come una nube tropicale che nasce dall'asfalto.
I lampioni sono fiori luminosi nel velluto del buio.
Ora aspetto la metropolitana che mi porterà, spero in tempo, all'aeroporto.
Sono sola, in compagnia della mia maleta color malva.
Adesso sono arrivati due signori provvisti, come me, di valigia, che mi fanno sentire più tranquilla.
La prima metro parte alle 5.18, ma io sono arrivata prestissimo, come è mia abitudine in ogni partenza.
Uno zanzarino mi volteggia intorno. Mi ha già punto le caviglie.
Si stanno attivando luci e scale mobili, e anche questo mi dà più sicurezza
Eccolo il treno che emerge dal buio della galleria.
Che bello. Ci sono.
Gli zanzarini hanno banchettato a mie spese.
Caviglie, braccia, persino le gambe attraverso la tela leggera dei pantaloni.
Mi porterò a casa un altro ricordo della Spagna.
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