martedì 13 ottobre 2015

numero 8: Come il Signore diede al polpo otto piedi

Enrichetta aveva già fatto due uova per la frittatina di Anna.
Aveva fatto ginnastica volando dal melo alla siepe al cancello.
Aveva spazzato il cortile con la piccola scopa di saggina, mangiando qualche chicco disperso.
Era pronta per una storia. 
Anna la prese tra le braccia, le diede qualche grattatina dietro la cresta, e cominciò a raccontarle la soria del polpo:  

OTTO: COME IL SIGNORE DIEDE AL POLPO 8 PIEDI

Il Signore aveva già fatto tutti gli animali del cielo, della terra e del mare.
Gli restava solo un pezzettino di pongo.
Ne fece una pallina, ci soffiò sopra e lo buttò in mare.
“Ecco il polpo. Ora posso riposarmi un po’.” 
”Signore, Signore.”
Una vocina petulante lo chiamava.
“Sono io, il polpo.” “Cosa c’è? “
“C’è che mi hai fatto solo la testa.”
“Così sei intelligentissimo.”
“ Ma voglio gambe e braccia. Voglio muovermi e pescare e non sembrare solo un grosso testone.“
Il Signore gli plasmò quattro bei tentacoli e stava per ributtarlo in mare.
“Signore, Signore.” “ Ma cosa c’è ancora?”
“Quasi tutti gli animali hanno quattro zampe.Io voglio essere speciale.”
“Ti va bene che sono troppo stanco per discutere.”
Il Signore divise ogni tentacolo in due, facendone otto, ci soffiò sopra  e ributtò il polpo in mare.
























”Otto zampe! Grazie Dio! Mi chiameranno Octopus, quelli che ne capiscono qualcosa!”

“Otto zampe, che esagerazione!” si disse Enrichetta, che era anche un po’ stufa di tutto questo parlare di zampe di dita e di piedi.








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