lunedì 12 ottobre 2015

cena al Biovey di Bardonecchia


Mi piace l'idea di cenare al ristorante.
In effetti c'è da festeggiare: la nostra figliola più piccola, quella che fa il veterinario e ci regala occasionalmente il cane, è riuscita a venire in montagna per un veloce week-end.
Arriva col treno dopo una notte di lavoro. 
Capelli sciolti, jeans e giaccone di lana, stivali da elfo.
Sembra sempre una bambina.
Il suo ristorante preferito è chiuso, e dunque andiamo con lei e gli amici in un ristorantino lungo il fiume, il Biovey.
Predomina il rosso. Quadri di foglie alle pareti. Tende damascate con motivi granata. Al centro della grande tavola quadrata roselline vermiglie infilate tra cristalli.





































I colori caldi, il legno dell'armadiotto e delle sedie, il lino ecrù delle tovaglie creano un'atmosfera accogliente, un poco retrò, che ci sta bene davvero per mitigare la temperatura bassa, se non glaciale, della sala. 
Io, furba come una volpe, mi sono tenuta la giacca. Anche gli amici poco per volta recuperano i piumini o si annidano nei gilet imbottiti.
L'amica dolce ma battagliera chiede spiegazioni. 
Il riscaldamento partirà alle 8.30. Peccato che abbiamo prenotato per le 8 e siamo intirizziti.

   






























Ci viene offerta la giardiniera, specialità della casa, fatta con le verdure dell'orto secondo la tradizione artigiana.
Ci esercitiamo nella manipolazione fine scavando nel barattolo con minuscole forchettine.
Arriva il magatello alla salsa tonnata con un tocchetto di insalata russa.


























Molto buono. La carne è squisita. La salsina delicata.
Un filo insipida l'insalata russa, anche se secondo la figliola saccente così si sentono meglio i gusti delle verdure. 
Arrivano gli altri piatti. Chi ha preso gli agnolotti, chi il baccalà al genepì.
La lasagnetta alle verdure ha riscosso un'alto indice di gradimento.



















Buona e minuscola, secondo le norme di una cucina di classe, che si basa su qualità piuttosto che su quantità.
Norme disattese dall'immensa porzione di formaggi della mia fanciulla. Il piattone, presentato  in modo alquanto arruffato e caotico, permette a tutti un assaggio e fa il giro della tavola.




















L'agnello con le patate in crosta è bello da vedere e soddisfa chi l'ha scelto.




















Rinunciamo al dessert, terrificati all'idea del gianduiotto gelato.
Il liquore alle pigne lo trovo fortissimo e sa, effettivamente, di pigna. Piacerebbe agli scoiattoli.

Insomma, una buona cucina, presentata con garbo, che innova la tradizione culinaria piemontese e i prodotti valligiani con un bel tocco di creatività.

Sotto la sufficienza il liquore di pigna, la temperatura della sala, i prezzi dei dessert e la loro monotematicità (tutti al cioccolato). 
Ci rifacciamo a casa degli amici, con cantucci e vinsanto e un bel tepore accogliente.  






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