Piove e fa freddo.
Le piccole hanno visto foche e rondini bianche alla laguna artica di Jökulsárlón.
Gli iceberg solo dalla costa. Troppo freddo per pensare ad un giro in barca con loro.
Già così gli iceberg sono uno spettacolo, con i loro colori glauchi in tutte le sfumature dell'azzurro.
Delle foche che volteggiavano nelle acque gelide la piccolissima ha detto: "pesci". "Non pesci, foche". "Pesci" ha ribadito convinta.
Ora è stanchissima, vuole il ciuccio che in auto non si trova; armeggia con le scarpe.
Ci fa la radiocronaca dei suoi movimenti la sorellina di quattro anni.
" Sì è tolta le scarpe".
"Guai se ti togli le calze"
"Si è tolta un calzino "
"Sì è tolta l'altro calzino."
Silenzio. Si è addormentata esausta sul suo seggiolino, senza ciuccio e con i piedini nudi.
Non vedrà le renne che all'inizio scambiamo per cervi.
Sono una decina. Agili, eleganti. Brucano l'erba tranquille. Ma se cerchiamo di riprenderle da vicino fuggono veloci.
Le renne non sono originarie dell'Islanda.
Sono state importate dalla Lapponia. Si sono adattate così bene che si riproducono con facilità e sottraggono il pascolo a pecore e cavalli.
Dunque se ne cacciano un certo numero di capi all'anno per controllarne la popolazione.
A noi, romantici turisti che pensano alle renne di Babbo Natale e non riflettono su pecore e pascoli, piace vederle cosi, libere e selvatiche.
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