Con il viaggio in Islanda di mezzo non ho aggiornato la mia avventura col kindle.
Pazzesco! Un'efficienza tutta americana.
Mi sono ritrovata a casa un kindle nuovo, perfetto, ben impacchettato, con una gentile nota di scuse da parte di Pravash.
Ho finito il mio giallo, letto "Nel segno della pecora" di Murakami, attaccato le avventure di Alex Cross di James Patterson.
L'insonnia non la temo più.
Mi afferro furtiva il mio kindle, ne accendo la lucina discreta, e mi gusto un pezzetto di libro, sperando nel ritorno del sonno.
Se poi voglio scendere a bere un bicchiere d'acqua, il kindle lo uso come luce notturna.
Non ho dimenticato il mio amore per i libri di carta, ma il mio kindle è un inseparabile amico.
Grazie a Pravash.
kindle 1
kindle 2
kindle 3
Riflessioni personali sul tempo che passa. Compito quotidiano: almeno un sorriso. Una piccola storia al giorno in compagnia di Enrichetta, gallina peppola dall'anima sensibile. Appunti di viaggio. Famiglia e società. Cucina e musica.
lunedì 31 agosto 2015
Buon mattino con cappuccino e brioche a Torino
In nessun posto del mondo ti servono cappuccino e brioche buoni come a Torino.
Che strano: in Francia il croissant che lí ha le sue origini è un po' salato, vuoto e carico di burro.
In Spagna le brioches sono enormi e vuote.
A Roma il cornetto viene riempito "a posteriori" con una valanga di marmellata o crema, e rischi sempre di sbrodolarti orrendamente.
Solo a Torino trovo il giusto mix di sfoglia e marmellata, che cuociono insieme, e quindi fondono aroma consistenza e sapore.
Che strano: in Francia il croissant che lí ha le sue origini è un po' salato, vuoto e carico di burro.
In Spagna le brioches sono enormi e vuote.
A Roma il cornetto viene riempito "a posteriori" con una valanga di marmellata o crema, e rischi sempre di sbrodolarti orrendamente.
Solo a Torino trovo il giusto mix di sfoglia e marmellata, che cuociono insieme, e quindi fondono aroma consistenza e sapore.
Stamattina mi sono goduta questa meraviglia.
Seduta al tavolino di un piccolo caffè di Via Garibaldi, sotto l'ultimo sole di estate.
Buon mattino a tutti.
domenica 30 agosto 2015
la piscina geotermale di Hofsós
Raggiungiamo Hofsós, un villaggio di duecento anime sullo Skagafjörður, a nord dell'Islanda, a una trentina di chilometri dal circolo polare artico.
Islanda natura 4: cavalli
Qui in Islanda l'occhio spazia su orizzonti infiniti.
Si sovrappongono piani lontani.
Dietro ad immense pianure, prive di alberi, si profilano catene montuose che ti sembrano altissime.
In queste pianure vagano le pecore libere dell'estate (Islanda natura 2), e tanti cavalli.
Non liberi totalmente come le pecore. Per lo più recintati, ma nei confini di appezzamenti grandissimi.
Sono di razze diverse. Quelli tipicamente islandesi sono di taglia piccola, con le zampe un po' corte, e corpo muscoloso e massiccio.
Pare che abbiano un ottimo carattere.
Anche i cavalieri meno esperti possono provare la gioia di una passeggiata a cavallo
Ci dice la nostra ospite di Akureyri: "Basta innestare la marcia, rilassarsi, e loro vanno".
I cavalli fanno profondamente parte dell'economia islandese, da tempi remoti.
Servono come mezzo di trasporto, animale da lavoro, grande risorsa turistica, e purtroppo, anche da cibo.
Le mie bimbe ci sono andate, a cavallo, l'ultimo giorno d'islanda, sfruttando l'unica ora asciutta.
Coda accanto a coda.
Si sovrappongono piani lontani.
Dietro ad immense pianure, prive di alberi, si profilano catene montuose che ti sembrano altissime.
In queste pianure vagano le pecore libere dell'estate (Islanda natura 2), e tanti cavalli.
Non liberi totalmente come le pecore. Per lo più recintati, ma nei confini di appezzamenti grandissimi.
Sono di razze diverse. Quelli tipicamente islandesi sono di taglia piccola, con le zampe un po' corte, e corpo muscoloso e massiccio.
Pare che abbiano un ottimo carattere.
Anche i cavalieri meno esperti possono provare la gioia di una passeggiata a cavallo
Ci dice la nostra ospite di Akureyri: "Basta innestare la marcia, rilassarsi, e loro vanno".
I cavalli fanno profondamente parte dell'economia islandese, da tempi remoti.
Servono come mezzo di trasporto, animale da lavoro, grande risorsa turistica, e purtroppo, anche da cibo.
Le mie bimbe ci sono andate, a cavallo, l'ultimo giorno d'islanda, sfruttando l'unica ora asciutta.
Coda accanto a coda.
Il museo dell'aringa a Siglufjördur
Bimbi stanchi dopo la lunga, gelata e poco produttiva caccia fotografica alle balene (una coda e qualche delfino; momento clou la cioccolata calda con le ciambelle).
Scariche di adrenalina lungo le gallerie che forano le montagne. Undici chilometri di strada scavata nella roccia a un solo senso di marcia, con le salvifiche MU, che non sono mucche, ma piazzole, ad alleviare il nostro senso di oppressione.
Il museo è ospitato in più capannoni, che erano proprio gli stabilimenti di lavorazione e salatura delle aringhe e gli alloggiamenti dei lavoratori.
L'interno è una sorpresa. I pavimenti sono di legno come i ponti di una nave. Imbarcazioni che sanno di mare si possono esplorare scendendo sottocoperta.
Reti, galleggianti, attrezzi, fotografie dell'epoca.
Ci interessano tanto alcuni filmati dell'epoca, che ci raccontano il lavoro febbrile, pesantissimo ma entusiasta, di uomini e donne, pescatori, pulitori, salatori di aringhe.
Mia figlia traduce in diretta dall'Islandese. Bimbi ammirati ed esterefatti prima di capire lo scherzo.
E dunque, se siete in Islanda, visitatelo, questo piccolo meraviglioso museo dell'aringa.
Vale la pena.
Meta di oggi: il villaggio di pescatori di Siglufjördur, con l'imperdibile museo dell'aringa.
Sembra una barzelletta. Nessun entusiasmo tra la ciurma. I pitufet (Mi mancano i pitufet) si lasciano trasportare come piccoli pacchi rassegnati.
Costeggiamo il fiordo tra panorami di incredibile bellezza, con le solite pecore sparse in luoghi improbabili.(Islanda natura 3)
Scariche di adrenalina lungo le gallerie che forano le montagne. Undici chilometri di strada scavata nella roccia a un solo senso di marcia, con le salvifiche MU, che non sono mucche, ma piazzole, ad alleviare il nostro senso di oppressione.
Una volta Siglufjördur si raggiungeva solo per mare o con piccoli aeroplani, o a cavallo.
Dopo il boom delle aringhe, oggi inspiegabilmente scomparse, così come erano arrivate, vennero costruite strade carrozzabili e queste particolari gallerie.
Siamo arrivati.
Casine colorate dai tetti a punta accendono il grigio della giornata piovosa.
Il museo è ospitato in più capannoni, che erano proprio gli stabilimenti di lavorazione e salatura delle aringhe e gli alloggiamenti dei lavoratori.
L'interno è una sorpresa. I pavimenti sono di legno come i ponti di una nave. Imbarcazioni che sanno di mare si possono esplorare scendendo sottocoperta.
Reti, galleggianti, attrezzi, fotografie dell'epoca.
Filmati continui che ci mostrano valanghe di aringhe guizzanti scaricate sui ponti delle imbarcazioni e facce di pescatori soddisfatte
I bimbi sono usciti dal loro torpore diffidente e scorrazzano entusiasti
Vediamo le macchine per lavorare le aringhe, separare l'olio di pesce e produrre la farina di pesce. Vediamo i sacconi di sale e i barili.
Ci interessano tanto alcuni filmati dell'epoca, che ci raccontano il lavoro febbrile, pesantissimo ma entusiasta, di uomini e donne, pescatori, pulitori, salatori di aringhe.
Mia figlia traduce in diretta dall'Islandese. Bimbi ammirati ed esterefatti prima di capire lo scherzo.
Risate generali.
Siamo tutti entusiasti di questo interessantissimo museo, allestito con cura ed amore dai volontari, orgogliosi del glorioso passato di Siglufjötdur. Vincitore di premi. Testimonianza di un'epoca d'oro tramontata.
Le aringhe, questa eccezionale ricchezza, oggi "are gone".
Misteriosi animali forse migratori -oggi pare di no-, o forse attenti alle variazioni della Corrente del Golfo per riprodursi in acque fredde e adeguatamente saline.
Scomparse da qui, come temporanei miraggi.
Mangiamo al Caffè rosso, un posticino delizioso dove ci servono assaggi di aringhe, affogati, ahimè, in un bagno di ketchup.
E dunque, se siete in Islanda, visitatelo, questo piccolo meraviglioso museo dell'aringa.
Vale la pena.
venerdì 28 agosto 2015
Un campo di lavanda in Islanda?
Tra le rocce laviche d'islanda, in distese nere e aspre di paesaggi lunari, ci stupisce l'ondeggiare violetto di centinaia di fiori.
Hanno inflorescenze allungate, come i lupini o la lavanda, e un colore stupendo tra il lilla e il turchino.
Qualcuno sa il loro nome?
Buon mattino a tutti.
Hanno inflorescenze allungate, come i lupini o la lavanda, e un colore stupendo tra il lilla e il turchino.
Qualcuno sa il loro nome?
Buon mattino a tutti.
giovedì 27 agosto 2015
pecore verso il colle del Frejus
Finalmente gli alberi!
Dopo tanta Islanda, con solo sparuti gruppi di betulle frangivento e macchie di pini appena piantati per ingentilire i dintorni delle rare fattorie, mi rifaccio gli occhi con i pioppi, i ciliegi selvatici, gli aceri di montagna, gli abeti, i larici delle nostre belle montagne.
Tutte le tonalità di verde, i tipi di tronchi, le varietà di foglie.
Ho scelto io la meta, una casermetta a poco più di un modesto dislivello sui 300 metri, verso il colle Frejus.
Sono fuori allenamento.
Faccio fatica a salire su questo sentiero che si inerpica veloce, tra sassi e roccette, lungo il fianco della montagna.
Arriviamo ai prati.
Si spalancano scorci montani dolcissimi.
Di nuovo pecore, come in Islanda, sparse lungo il letto di un torrente.
Ma ci sono pastori e cani per radunarle.
Di lontano sembrano sassi bianchi.
I loro belati riempiono la valle lontana.
Mangiamo un panino, un frutto, un pezzo di formaggio.
Qualcuno si cimenta con l'insalata senza la forchetta. Un grissino risolve la situazione.
Il sole ci colora le guance.
Riposiamo su di un soffice strato di erba, tra il ronzio degli insetti, nel silenzio che si addice alla montagna.
Tornando, ci inteneriamo di fronte agli agnellini, nati da poco, che zampettano sotto il ventre delle loro madri.
Dopo tanta Islanda, con solo sparuti gruppi di betulle frangivento e macchie di pini appena piantati per ingentilire i dintorni delle rare fattorie, mi rifaccio gli occhi con i pioppi, i ciliegi selvatici, gli aceri di montagna, gli abeti, i larici delle nostre belle montagne.
Tutte le tonalità di verde, i tipi di tronchi, le varietà di foglie.
Ho scelto io la meta, una casermetta a poco più di un modesto dislivello sui 300 metri, verso il colle Frejus.
Sono fuori allenamento.
Faccio fatica a salire su questo sentiero che si inerpica veloce, tra sassi e roccette, lungo il fianco della montagna.
Arriviamo ai prati.
Si spalancano scorci montani dolcissimi.
Di nuovo pecore, come in Islanda, sparse lungo il letto di un torrente.
Ma ci sono pastori e cani per radunarle.
Di lontano sembrano sassi bianchi.
I loro belati riempiono la valle lontana.
Mangiamo un panino, un frutto, un pezzo di formaggio.
Qualcuno si cimenta con l'insalata senza la forchetta. Un grissino risolve la situazione.
Il sole ci colora le guance.
Riposiamo su di un soffice strato di erba, tra il ronzio degli insetti, nel silenzio che si addice alla montagna.
Tornando, ci inteneriamo di fronte agli agnellini, nati da poco, che zampettano sotto il ventre delle loro madri.
mercoledì 26 agosto 2015
patronimici in Islanda.
Curioso paese, questa Islanda.
Pochi fronzoli nelle case. Nessun albero. Niente verdure se non a peso d'oro. Poco consumismo. Spiccato senso d'appartenenza.
Bandierine islandesi dappertutto. Legami tenaci con le radici vichinghe.
Non hanno neanche i cognomi, i cosiddetti " nomi di famiglia".
Utilizzano i patronimici, come i vichinghi di una volta.
Un sistema semplice e complesso allo stesso tempo.
Poniamo che Aldo Gustavson abbia una figlia che chiama Elena. Elena si chiamerà non Gustavson, ma Aldodóttir, cioè Elena figlia di Aldo.
E suo fratello Luigi si chiamerà Aldoson, cioè figlio di Aldo.
Per cui pare alto il rischio di chiamarsi nello stesso modo.
" Ehi, Olaf Gustavson!". Che è come dire Olaf figlio di Gustav. Se ne arrivano due si può rimediare ricorrendo al nome del nonno.
Insomma da noi sarebbe un pasticcio.
Ma certo gli Islandesi confidano sul fatto che in un paese come il loro, con solo un 300.000 abitanti per un territorio di 100.000 kmq, la probabilità che coesistono nella stessa area due Olaf Gustavson sia ragionevolmente bassa.
Ci è parsa affettuosa l'usanza di porre una targa sulla porta di casa, che riporta l'elenco di tutti i componenti della famiglia, tipo:
-Eric Olafson
-Ingrid Peterson
-Sofia Ericdóttir
-Rudolf Ericson.
Se poi il padre ti sta proprio antipatico, puoi sempre scegliere di utilizzare il nome della madre.
Ma pare che sia un evento raro.
Pochi fronzoli nelle case. Nessun albero. Niente verdure se non a peso d'oro. Poco consumismo. Spiccato senso d'appartenenza.
Bandierine islandesi dappertutto. Legami tenaci con le radici vichinghe.
Non hanno neanche i cognomi, i cosiddetti " nomi di famiglia".
Utilizzano i patronimici, come i vichinghi di una volta.
Un sistema semplice e complesso allo stesso tempo.
Poniamo che Aldo Gustavson abbia una figlia che chiama Elena. Elena si chiamerà non Gustavson, ma Aldodóttir, cioè Elena figlia di Aldo.
E suo fratello Luigi si chiamerà Aldoson, cioè figlio di Aldo.
Per cui pare alto il rischio di chiamarsi nello stesso modo.
" Ehi, Olaf Gustavson!". Che è come dire Olaf figlio di Gustav. Se ne arrivano due si può rimediare ricorrendo al nome del nonno.
Insomma da noi sarebbe un pasticcio.
Ma certo gli Islandesi confidano sul fatto che in un paese come il loro, con solo un 300.000 abitanti per un territorio di 100.000 kmq, la probabilità che coesistono nella stessa area due Olaf Gustavson sia ragionevolmente bassa.
Ci è parsa affettuosa l'usanza di porre una targa sulla porta di casa, che riporta l'elenco di tutti i componenti della famiglia, tipo:
-Eric Olafson
-Ingrid Peterson
-Sofia Ericdóttir
-Rudolf Ericson.
Se poi il padre ti sta proprio antipatico, puoi sempre scegliere di utilizzare il nome della madre.
Ma pare che sia un evento raro.
Islanda11: fumarole a Hverir
La zona circostante il lago Myvatn , a nord dell' Islanda, ci offre paesaggi contraddittori.
C'è tutta la zona delle fumarole e delle pozze di fango bollenti di Hverir che sembra davvero un girone infernale.
Intorno a noi aleggia un puzzo sulfureo, quasi insopportabile.
Avanziamo con cautela. Tra chiazze di neve gorgoglia il fango bollente. Siamo pericolosamente vicini al respiro della terra, che ci manda messaggi di fuoco.
C'è tutta la zona delle fumarole e delle pozze di fango bollenti di Hverir che sembra davvero un girone infernale.
Intorno a noi aleggia un puzzo sulfureo, quasi insopportabile.
Avanziamo con cautela. Tra chiazze di neve gorgoglia il fango bollente. Siamo pericolosamente vicini al respiro della terra, che ci manda messaggi di fuoco.
La tavolozza di colori è incredibile.
Sotto il blu di un cielo inatteso, i vapori di zolfo si condensano nell'aria fredda in fumi impalpabili.
Ocra, citrino, grigio, rossiccio,azzurri, neri, biancastro.
Un paesaggio vasto, aspro, lunare.
Di fuoco e di ghiaccio.
Anche i fanghi bollenti acquisiscono colorazioni diverse.
Cerchiamo di catturarle in piccoli video inadeguati.
Perché è l'insieme che ti stupisce e ti incanta, con una bellezza terribile.
Sull'energia geotermica in Islanda:
gli animali insegnano
Per indicare l'avversione profonda, l'inimicizia spontanea e "genetica" indominabile, si dice spesso
"sono come cane e gatto".
Di corredo cromosomico diverso, dunque di specie diversa, cane e gatto sono assunti come emblematici di un conflitto insanabile.
Anche giustificato, dalla differenza profonda e da una tradizione antica.
Ma non sono insolite scene tenere come questa:
Melita, cacciatrice fiera dei gatti vicini di casa, riposa tranquilla con il piccolo Soffio annidato sulla schiena.
Nera e bianca lei, nero e bianco lui: quasi una nuova improbabile fraternità.
Gli animali insegnano.
"sono come cane e gatto".
Di corredo cromosomico diverso, dunque di specie diversa, cane e gatto sono assunti come emblematici di un conflitto insanabile.
Anche giustificato, dalla differenza profonda e da una tradizione antica.
Ma non sono insolite scene tenere come questa:
Melita, cacciatrice fiera dei gatti vicini di casa, riposa tranquilla con il piccolo Soffio annidato sulla schiena.
Nera e bianca lei, nero e bianco lui: quasi una nuova improbabile fraternità.
Gli animali insegnano.
martedì 25 agosto 2015
musica da elfo
Le saghe sono importanti in Islanda.
Hanno origini antiche che affondano le loro radici in un passato vichingo.
Ci parlano di boschi eroi elfi e folletti.
A questo mondo fantastico si ispira Nanna Bryndís Hilmarsdóttir, cantante islandese del gruppo "Of Monsters and Men".
La loro musica è del tipo indie rock, folk rock, ricca di suggestioni barocche.
Il loro primo successo fu "Little Talks", nel 2011.
Il testo parla di giovani in fuga da presenze inquietanti, da una casa vuota e paurosa.
Li porterà davvero in salvo questa misteriosa nave che pare volare?
Molto particolare la canzone.
Bellissimo il video, tutto giocato sui toni del bianco e del nero, con isolate esplosioni di colore.
Un po' gotica la grafica, assolutamente fantastica, con quella nave volante che sembra proprio una nave vichinga.
Godetevi il video di "Little Talks", "Piccoli discorsi", che ha il fascino di lontane leggende, e i colori della terra d'islanda.
Hanno origini antiche che affondano le loro radici in un passato vichingo.
Ci parlano di boschi eroi elfi e folletti.
A questo mondo fantastico si ispira Nanna Bryndís Hilmarsdóttir, cantante islandese del gruppo "Of Monsters and Men".
La loro musica è del tipo indie rock, folk rock, ricca di suggestioni barocche.
Il loro primo successo fu "Little Talks", nel 2011.
Il testo parla di giovani in fuga da presenze inquietanti, da una casa vuota e paurosa.
Li porterà davvero in salvo questa misteriosa nave che pare volare?
Molto particolare la canzone.
Bellissimo il video, tutto giocato sui toni del bianco e del nero, con isolate esplosioni di colore.
Un po' gotica la grafica, assolutamente fantastica, con quella nave volante che sembra proprio una nave vichinga.
Godetevi il video di "Little Talks", "Piccoli discorsi", che ha il fascino di lontane leggende, e i colori della terra d'islanda.
sabato 22 agosto 2015
tramonto islandese.
Vi mando i colori di un tramonto artico.
Qui in Islanda, il cielo, se fa bello, è limpidissimo. Come noi non lo abbiamo mai conosciuto.
Senti un'aria pulita che ti penetra dentro, tersa come cristallo.
In estate ci sono poche ore di buio, e il sole tramonta verso le nove e mezzo.
Il ghiacciaio del vulcano si colora di rosa.
Buona serata a tutti.
Qui in Islanda, il cielo, se fa bello, è limpidissimo. Come noi non lo abbiamo mai conosciuto.
Senti un'aria pulita che ti penetra dentro, tersa come cristallo.
In estate ci sono poche ore di buio, e il sole tramonta verso le nove e mezzo.
Il ghiacciaio del vulcano si colora di rosa.
Vediamo il sole immergersi lentamente nel mare.
Come in Costa Paradiso, ma i colori sono tutti diversi.
Predominano il rosso e il violetto.
Su un orizzonte infinito.
Buona serata a tutti.
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