venerdì 13 novembre 2015

Enrichetta 19: amnesia.

"Vediamo cosa mi hanno portato? Una gallina..."
Non me ne intendo granché di polli."
Francesca è stanca. Ha passato tutta la notte in pronto soccorso e le si chiudono gli occhi.
"Il cuoricino batte. Sei viva." Sorride, come fa sempre quando sente tra le sue mani pulsare la vita.  Controlla le ali con mani delicate ed esperte. Poi passa alle zampe. 
"Niente di rotto, mi pare.
Sei una gallina fortunata. Giusto un trauma cranico.
Ti faccio un bendaggio... Eccoti sveglia. Ciao, bentornata tra noi. Come andiamo?"
Francesca sa parlare con gli animali: le viene così. Un dono che si porta dietro da quando era bambina.
"Mi fa male la cresta."
Enrichetta non si ricorda più nulla. Guarda stranita i mobili bianchi, le flebo, le gabbie sterili.
"Non ricordo niente. Ho la testa piena di ovatta".

























"Succede, quando si prende un colpo forte.
"Non voglio stare qui. Questi cani mi sembrano volpi."
Le volpi se le ricorda. Stanno scritte dentro di lei.
Francesca ha finito il suo turno. Le fanno pena i piccoli occhi neri e rotondi, il becco che trema di pianto. Agisce d'impulso, come fa spesso. Avvolge la gallinella in un panno bianco e se la mette in borsa, con delicatezza.
"Sei così piccola. Starai con me finchè non starai meglio."
Enrichetta è sfinita. Si abbandona al sonno nel calore della borsa, tra un portafoglio ed un tupper.
Affiorano confusi brandelli di sogni. Capelli lunghi. Frittatine. Un mosaico privo di nomi. Un senso di mancanza. Poi solo l'onda buia del sonno.


ricordando Parigi


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