domenica 14 agosto 2016

Polmonite alle Molinette: breve intervista all'amico "quasi risanato"

"Mi sento come un uovo sbattuto.
O uno straccio bagnato appena uscito dalla lavatrice".
Il nostro amico è appena tornato a casa dopo una polmonite.
E' un atleta, e forse una degenza in ospedale incide ancora di più, su di un fisico come il suo, abituato all'aria aperta, alla sensazione di forza e padronanza del proprio corpo, di quanto farebbe su una persona comune, che si destreggia in banalità quotidiane.
Lo sento un po' fragile, quasi sperduto.
Non ha perso la sua verve ironica e mi fa sorridere con i suoi resoconti ospedalieri.
Ora si gode la tranquillità della sua casa ritrovata, le coccole delle sue donne amorevoli, l'orizzonte delle montagne che ama.
Lo intervisto  sul menù dell'ospedale e mi fa decisamente ridere.
Vabbè che la polmonite non favorisce l'appetito, e certo neanche il cocktail di antibiotici in vena, ma il resoconto del pasto ti fa pensare al cibo per cani.
La pastasciutta ti arriva durissima, in formato mattonella. Fredda, tanto fuori c'è il caldo d'agosto e forse è meglio così. Il sugo rosso è una colatura di piatti. L'insalata a bande larghe ti impegna le mandibole in un prolungato sforzo di triturazione.
Ottime le cure mediche, la gentilezza del personale, che poi è quello che conta.
Dopo essere stato rimpallato da un "pronto" all'altro, da medici un po' scettici e un po' frettolosi, guardato come un noioso od un visionario, ha trovato alle Molinette gli esami corretti, la diagnosi appropriata, le cure adeguate.
Dimentichiamo la "struttura alberghiera". La mancanza dell'aria condizionata. Gli spifferi  letali dei servizi igienici raggiunti con affanno nelle crisi di tosse.
E' stato curato bene ed è questo che conta.
Ora ha tempo per riflettere sulla polmonite. Mi cita Churchill, -non so se ricordo bene- che l'ha definita "l'angelo degli anziani". Perchè ti affievolisce con garbo, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Ti spegne senza che tu te ne accorga, con infinita dolcezza.
Riflessioni non proprio allegrissime.
Dai che poco per volta ti riprendi del tutto.
Dimenticati le minestrine e la pasta mattone. 
Una passeggiata nelle ore più calde. Il riposo ed il cibo accurato. L'affetto che ti circonda di calore.
Magari, per la fine dell'estate potrai fare un'arrampicata breve, carezzando la roccia con dita sicure, cercando le prese con quel gesto che è quasi una poesia. 

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