mercoledì 3 agosto 2016

Detour a Carcassonne

Insomma, ottengo sempre tutto quello che voglio.
Almeno, lui dice così.
Carcassonne non era prevista, ma vorrei farci un giro, un giro piccolino, e allora facciamo la deviazione.
Un detour a Carcassonne.
Fondata dai Romani, pare onnipresenti-ma quanto tempo fa-, diventa feudo del Signor di Trencavel e poi passa in modo sanguinoso a Simone de Monfort.
In mezzo Saraceni Visigoti e altro.







Una storia di contese per una cittadella fortificata che ha un'importanza strategica, così arroccata su un colle.
Nel 1659 passa alla Francia: è ora una proprietà di stato e cade lentamente in rovina. A tal punto che la si vuole distruggere, come un relitto senza importanza. Sollevazione di intellettuali. Restauro di Viollet-Le-Duc che ne fa, in modo poco filologico ma estremamente affascinante, una tipica rocca medievale, forse non com'era, ma come avrebbe potuto essere.
Ed ecco le mura con le porte. Le torri con i loro tettucci conici.





















Gli orti tra i muri. Le stradine e le piazzette.
Il fascino antico di un borgo medievale che nasce dalla storia e dalla fantasia.
Ci aggiriamo tra miriadi di bottegucce, duecento caffè, piccoli bar e ristorantini. Folla intorno a noi.
Mangiamo un paninetto e ciliegie su una panchina con vista su mura merlate e torrioni.
Scendendo per le stradine incontriamo la basilica dei Santi  Nazario e Celso.
Entriamo, grati per il fresco e il silenzio, in questa meraviglia gotica.




























Le antiche vetrate sembrano gioielli, e illuminano di colori gli spazi, alti come preghiere.

Carcassonne lo vale, il detour.
Assolutamente.



  

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