giovedì 4 agosto 2016

A Lourdes

Nel nostro itinerario di viaggio lui ha inserito Lourdes.
Ci va tutti gli anni, per una settimana, che si ingegna a inserire nella sua febbrile attività di lavoro, tra un impegno e l'altro.
Non so come fa, ma ci riesce sempre.
Arriviamo il primo pomeriggio. Il tempo è grigio, freddino, e minaccia pioggia.
Passeremo la notte in una cameretta spartana, due brande e i comodini. Ma c'è la doccia che funziona benissimo e una grande vetrata da cui si vede il santuario. 









E poi è la stessa, sobria sistemazione della sua settimana di lavoro.
Vedere come vive, dove si muove, cosa fa, quando parte con un gruppo di amici impegnati come lui, mi interessa quasi quanto ripercorrere i luoghi di Bernadette.
Sono emozionata, con un filo di paura che affiora lento dentro di me. Paura di essere respinta, urtata nella mia scettica sensibilità, nella mia fede tepida e un poco distante.
Ho molto amato la Bernadette del libro di Franz Werfel, che ho riletto più volte.








Ecco il Gave, maestoso e solenne.
Lui mi guida attraverso all'Esplanade, che mi pare immensa, alle tre Basiliche, alla Grotta.
Mi indica la pietra sulla quale si inginocchiava Bernadette durante le apparizioni.
Intorno a noi c'è il silenzio dei pellegrini raccolti in preghiera, appena interrotto da mormorii a fior di labbra, da fruscii di rosari sgranati.







Sopra la grotta si erge una delle tre basiliche, alta, austera. Mi piace la sua sobrietà, il colore grigio delle sue pareti, che la rende una roccia sopra la roccia.
Non mi piacciono le statue bianche, spigolose, sofferenti, della via Crucis.
Non mi piacciono le statue bianche e celesti, la grande corona dorata sull'ultima basilica.
Mi sento sciocca e superficiale a trovare da ridire su particolari accessori, mentre intorno a noi si muove una piccola folla di malati sereni, accompagnati da persone attente, con gli occhi luminosi.



















La sera mi porta a mangiare a Barthres, in un delizioso ristorante niente affatto sobrio.
Mi fa vedere altri luoghi di Bernadette: i prati del pascolo, l'abbeveratoio delle pecore.
Il giorno dopo mi conduce "lungo i passi di Bernadette", al vecchio mulino della sua infanzia, al "Cachot", alla casa parrocchiale di padre Peyramale.






Mi spiega le cose senza enfasi, senza retorica.
Mi piace molto questo rivisitare luoghi che mi parlano senza clamore. 
Lourdes ha strade, piazzette, locali.
Angoli strani come questo, con coperchi e pentolami appesi al muro. 






Nemmeno i mille negozietti di immagini, ceri, statuette, rosari, mi disturbano.
Provo l'emozione semplice di ripercorrere i passi di Bernadette.
Nella sua estrema semplicità.
L'ineffabile ha un che di toccante. Al di là delle sovrastrutture.



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