giovedì 11 agosto 2016

A Saragozza: Madonna del pilar e goya



Finalmente in Spagna.
Siamo a Saragozza.
L'albergo è fastoso, rispetto alla spoglia sobrietà di Lourdes e anche in assoluto.
Infiliamo l'acqua minerale e residui di frutta acciaccata e appiccicosa nel piccolo frigo.
Una doccia veloce, che faccio con la doccetta a manubrio perchè non riesco a capire quali pulsanti schiacciare e non voglio chiamare aiuto.
La demente di turno. 
Poi ci immergiamo nel caldo tropicale. Io viaggio nel mio bozzolo di febbricciattola che è quasi protettivo. 
Procediamo su una larga avenida alberata su cui si affacciano tiendas dai marchi noti. La globalizzazione ha ucciso l'unicità dei posti. Sembra di essere a Torino.
Ecco la Basilica del Pilar. Immensa, tutto un fiorire di cupole piastrellate in verde giallo e bianco, quasi moresche, e pinnacoli aerei.















Prendiamo l'ascensore e poi ci inerpichiamo avvitandoci sulla scala a chiocciola.
La vista sull'Ebro è impagabile.
Vagabondiamo per piazze e stradine. fontane e giochi d'acqua. Turisti e bambini. Gelati e refrescos.
Arriviamo ad un piccolo raccolto Museo dedicato a Goya. Ritratti, incisioni, disegni.
Ci siamo solo noi. L'ingresso è gratuito e i custodi ci seguono con garbo discreto e grandi sorrisi.
Ritratti stupendi, che colgono l'anima. 










Mangiamo di fretta in uno dei mille caffè, lui un boccadillo e io un'insalata vagamente esotica.
Per tornare veloci in hotel. Ci aspetta la partita, che io non seguirò.
Tachipirina, acqua tepida e ossa a riposo.  Che beatitudine.

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