I primi a fiorire sono i fiori gialli: le primule nei prati, e, prima ancora, le forsizie.
A Bardonecchia, davanti a casa nostra, sfolgorano tre cespugli di forsizie.
Sono proprio del colore del sole.
Buona Pasquetta a tutti!
Riflessioni personali sul tempo che passa. Compito quotidiano: almeno un sorriso. Una piccola storia al giorno in compagnia di Enrichetta, gallina peppola dall'anima sensibile. Appunti di viaggio. Famiglia e società. Cucina e musica.
A Bardonecchia, davanti a casa nostra, sfolgorano tre cespugli di forsizie.
Sono proprio del colore del sole.
Buona Pasquetta a tutti!
Non fiorivano mai.
Mettevano foglie e foglie, grige, verdastre, subito accartocciate.
Bisogna saper aspettare, dare ad ognuno il suo tempo.
Un po' di fiducia, di ottimismo, di speranza.
Che belle.
Oggi ho il richiamo del vaccino.
Al Centro vaccinale del Lingotto, dove per la prima dose avevo aspettato quattro ore e mezza in piedi sotto il sole. Pare che ora si siano organizzati bene.
Speriamo.
Avevo fatto Astrazeneca per la prima dose. Febbre altissima per due giorni. Mialgie. Artralgie. dolore intollerabile al braccio durato per quindici giorni.
Chiederò di fare Pfizer, come il buon Draghi e la buona Merkel.
Firmo un foglio in cui accetto di fare il Pfizer e già questo mi conforta. Forse han deciso così. Pfizer per tutti.
Mi siedo sulla seggiolina di plastica davanti alla dottoressa vaccinale.
Mezza età, occhi cerulei, capelli un po' frisè.
Le espongo i miei desiderata. Niente da fare. Per la mia fascia d'età è previsto Astrazeneca e tanto basta.
Parlo del modulo che ho firmato. Squasimi esterrefatti. Mi han dato il modulo sbagliato. Ho firmato per Pfizer ma mi faranno Astrazeneca. Non si scappa. La dottoressa vaccinale parla delle linee guida. Invalicabili. Gli occhi cerulei diventano di ghiaccio.
Tiro fuori il mio coniglio dal cappello. Perché Draghi sì e io no?
E qui arriva la favola. La dottoressa mi spiega paziente.
Draghi per la seconda dose ha fatto Astrazeneca, come tutti gli ultra sessantenni, come impongono le linee guida invalicabili.
Ma per convincere il popolo riottoso a fare l'eterologa, spinto dal buon cuore e dal senso civico, ha dichiarato che avrebbe fatto Pfizer in seconda battuta. Insomma ha mentito al popolo per giusta causa, per diventare l'esempio da imitare.(La dottoressa questo lo sa. Fa parte del suo staff?)
Non so cosa sia meglio. Se superare le linee invalicabili grazie al proprio status o impapocchiare il volgo.
Porgo il braccio ad Astrazeneca.
La dottoressa mi guarda soddisfatta.
La sua favola le sembra ben congegnata.
Per un puffo tontolone come me.Pazienza per Astrazeneca. Non ci contavo neanche.
Ma avrei preferito in risposta una schietta tautologia: "perché Draghi è Draghi".
Faccio parte del popolo degli insonni.
Mi capita spesso, dopo aver dormito due, tre ore di sonno buono, quello vero, che dormi come un sasso o un bambino, di risvegliarmi e piombare più tardi in un dormiveglia popolato di sogni.
Sogni ricorrenti, che somigliano vagamente agli incubi, senza connotati di terrore, ma con l'atmosfera rosso-grigia dell'ansia.
Uno di questi sogni è quello della sottoveste.
La sottoveste è un indumento dimenticato, che nessuno oggi usa più, e che anch'io ho usato con parsimonia.
Pure, la sottoveste entra beffarda nei miei sogni con insistente regolarità.
Sogno che devo andare al lavoro, o a una cena tra amici, o semplicemente a comprare il latte, e mi ritrovo per strada con addosso solo la sottoveste.
Provo un disagio grandissimo, mi appiattisco come un gatto sui muri, striscio come un verme da un marciapiede all'altro.
Non la vedo bene, la sottoveste, o forse non la ricordo.
Non so se è quella rosa con qualche pizzetto beige o quella nera liscia cortissima.
So solo che vorrei nascondermi, trovare una botola, disintegrarmi, ma non ce la faccio.
Il sogno mi dà un'ansia profonda, di chi vuole fuggire ma non sa come e dove.
L'unica scappatoia è svegliarmi.
Pare che l'odorato sia uno dei sensi che più ci evocano i ricordi.
Per me l'odore pungente della resina, che sa di medicinale e disinfettante, è legato all'immagine di una bambola malata.
Avevo questo bambolotto, non so chi me l'avesse regalato, di biscuit rosa, con gli occhi di vetro azzurro e la testa liscia come una biglia.
Il biscuit è una specie di porcellana, che oggi non si usa più. Oggi si usa una plastica che non si rompe, morbida al tatto come la pelle vera.
Alle sue spalle il fiume, ampio, verde, tranquillo.